Scommesse, esercenti protestano contro la tassa per il Fondo per lo sport

ROMA  –  Proteste degli esercenti delle sale di scommesse contro la proposta di destinare lo 0,75% della raccolta delle scommesse sportive per alimentare il ‘Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale’.

Secondo Confindustria servizi innovativi e tecnologici, Fipe-Confcommercio e Confesercenti si tratta di una proposta “immotivata, assurda e pericolosa e per di più avanzata in un momento in cui la crisi del Covid-19 ha messo in ginocchio il Paese, le sue aziende ed i suoi lavoratori.

La protesta sta montando anche sui social. Da alcuni giorni sono diversi i contenuti accompagnati dall’hashtag: #SalvaCalcioTassaTutti.

E non solo, in tanti si sono rivolti direttamente al Governo: “La nuova tassa metterà in gravissima difficoltà le nostre famiglie. Fate marcia indietro, non ce la facciamo più”, e ancora: “Sono una delle decine di migliaia di persone che trae il proprio sostentamento famigliare dalla gestione delle Agenzie di scommesse riconosciuti dallo Stato. La proposta del Governo emersa in queste ore di destinare lo 0,75% della raccolta delle scommesse sportive per alimentare il “Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale” metterà in condizioni di gravissima difficoltà me e la mia famiglia, in un momento in cui siamo già in ginocchio perché le attività da cui traiamo il reddito famigliare sono chiuse dal 8 Marzo, ancora senza una data di riapertura e con la cassa integrazione in corso. Lo sport e’ importante, ma non può essere tutelato a spese della dignità del lavoro altrui e facendo perdere a migliaia di famiglie i propri mezzi di sostentamento. Chiediamo che il Governo faccia al più presto marcia indietro, e che possiamo continuare a mantenere con il nostro lavoro, con una imminente riapertura, e non con i sussidi dello Stato. Sono costretto a mandare questa email, avente una esclusiva finalità di protesta e senza alcuna volontà di arrecare disturbo, poiché in questo periodo di emergenza sanitaria tuttora in corso, pur vivendo questo notevole disagio della dignità personale, non sono consentite altre forme di protesta, né sotto forma di assembramento, né per raccolta di firme”.

La causa dello sport “è sicuramente meritevole di supporto, ma con altri mezzi e non a spese di lavoratori e famiglie che già oggi vivono il dramma della cassa integrazione e che, invece di ricevere supporto, perderanno il lavoro”, aggiungono. 

Il provvedimento, secondo le associazioni, “avrebbe infatti un impatto devastante sull’intero comparto delle scommesse, già duramente colpito dalle ripercussioni derivanti dall’emergenza sanitaria, senza ancora una data e una prospettiva per la riapertura e con decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, inclusi quelli dei 10.000 piccoli imprenditori che gestiscono i punti vendita”.

“L’ipotizzato contributo dello 0,75% sulla raccolta dalle scommesse, applicato solo su aziende che operano Italia, determinerebbe un incremento stimabile nel 30% circa dell’attuale tassazione, costringendo gli operatori a scelte drastiche, con immediate ripercussioni negative sull’occupazione”, sostengono le associazioni di categoria.

Secondo quanto si legge nella nota, “la filiera delle scommesse in Italia, se la proposta di norma non verrà ritirata, si troverà costretta a valutare la possibilità di non fare più ricorso alle concessioni italiane per la raccolta delle scommesse per ricercare altre opportunità all’estero, con la conseguenza che verrà azzerato il gettito erariale delle scommesse, verranno abbandonati i consumatori in mano all’illegalità e decine di migliaia di persone perderanno il lavoro”. (Fonte: Agi)

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