CITTA’ DEL VATICANO – “La Chiesa non deve escludere nessuno”. Così recita il messaggio conclusivo del Sinodo, redatto dalla Commissione guidata dal Cardinale Gianfranco Ravasi e approvato a larga maggioranza dopo alcuni ritocchi.
“Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie”.
Il “messaggio” è uno dei due testi finali dell’assemblea, insieme alla “Relatio Synodi” – il vero e proprio documento conclusivo – che raccoglie gli esiti del dibattito e che verrà votata sabato pomeriggio. Il testo, di circa tre cartelle, mette in luce “la grande sfida della fedeltà nell’amore coniugale. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare”.
Si assiste, così,
“a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio”.
I fallimenti, viene sottolineato,
“danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana”.
Tra le “sfide” all’interno delle famiglie citate dal testo, quella delle malattie, delle “difficoltà economiche causate da sistemi perversi”. Vengono ricordate le “famiglie povere“, quelle
“che s’aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe, quelle perseguitate semplicemente per la loro fede. Facciamo appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune”, dicono i padri sinodali nel messaggio.
Nella seconda parte del testo si sottolinea la luminosità del percorso dell’amore cristiano. dell’aiuto reciproco nelle famiglie, del percorso che inizia col fidanzamento, dell’amore che
“tende per sua natura ad essere per sempre, fino a dare la vita per la persona che si ama, dell’amore coniugale unico e indissolubile che persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano, della fecondità e generatività.
La famiglia si presenta quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale – sottolineano ancora i padri sinodali -. I coniugi cristiani sono poi chiamati a diventare maestri nella fede e nell’amore anche per le giovani coppie”.
Il messaggio si sofferma brevemente, alla fine, sull’importanza dell’eucaristia domenicale come
“vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo. Per questo – viene sottolineato -, nella prima tappa del nostro cammino sinodale, abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”.
L’invito dei padri sinodali, prima della preghiera finale, è a “camminare con noi verso il prossimo sinodo”.
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