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Stiamo sottovalutando la pericolosità dei social. Un po’ come avvenne con le sigarette

Stiamo sottovalutando la pericolosità dei social? Negli ultimi anni praticamente tutti, salvo rare eccezioni, sono entrati o hanno creato un proprio profilo nei vari social disponibili. Inutile fare i nomi. Li conosciamo tutti. L’offerta è ampia e varia a seconda dell’età e delle preferenze.

Ai social affidiamo i nostri dati, i nostri desideri, le nostre emozioni, le nostre ricerche, i nostri ricordi e dai social ci lasciamo guidare nelle ricerche quotidiane. Un po’ come con i motori di ricerca. Social e motori di ricerca ci memorizzano, imparano a conoscerci e poi ci offrono quel che più ci potrebbe piacere. Ma davvero tutto questo non è dannoso? Davvero i social non sono dannosi per la nostra salute fisica e mentale? Davvero i ragazzini con i social non stanno cambiando il loro modo di agire e pensare per il pianeta?

Le parole del sindaco di New York

Il sindaco di New York, Eric Adams, lo ha detto chiaramente: “Sono un pericolo per la salute pubblica e una tossina ambientale. Non possiamo restare a guardare e lasciare che le Big Tech monetizzino la privacy dei nostri figli”.

Qui a New York, ha detto il sindaco “proprio come con il tabacco e le armi, stiamo trattando i social come altri rischi per la salute pubblica e assicurandoci che le aziende tecnologiche prendano sul serio la responsabilità per i loro prodotti”. In Florida i social con consenso o meno dei genitori, sono stati vietati sotto i 16 anni.

E in Italia? E in Italia, come al solito, per ora niente. Siamo in ritardo su tutto, figuratevi sulla salute mentale dei piccoli e dei più grandi rispetto ai social. Ma il rischio c’è. Forse stiamo davvero sottovalutando il pericolo dei social per la nostra salute. Un po’ come decenni fa sottovalutavamo le sigarette. Qualcuno si ricorderà, forse non i più giovani, quando si poteva fumare un po’ ovunque: a casa, nei cinema, in aereo, a lavoro. La speranza è che presto o tardi si trovi un modo per regolare anche il nostro rapporto, per ora del tutto estremo, con i social.

Gianluca Pace

Laureato in Storia contemporanea, a Blitz quotidiano dal 2011. Qui mi occupo, si fa per dire, di quel che accade in questa misera Italia e nei dintorni. Con queste poche righe dovrei mettere in risalto, con un po’ di ironia e senza farlo notare troppo, le mie poche qualità. Ma insomma, alla fine che ci frega?

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