In una storica sentenza che segna un passo importante nella difesa del Pianeta, l’imprenditore argentino Ricardo Adolfo La Regina è stato condannato per “danno ambientale irriversibile” e “crudeltà sugli animali” a causa della strage di oltre un centinaio di pinguini di Magellano e dei loro nidi, avvenuta nel 2021 nella riserva naturale di Punta Tombo, nella provincia patagonica di Chubut. Questo territorio è uno dei più importanti al mondo per la conservazione di questa specie e dal 2015 è protetto dall’UNESCO. La Regina, pur consapevole della presenza della colonia di pinguini, ha intrapreso lavori con una ruspa nel tentativo di tracciare strade e installare una recinzione, provocando la morte di 105 esemplari e la distruzione di oltre 170 nidi.
La sentenza e l’accusa di ecocidio
La sentenza contro La Regina ha suscitato un forte interesse internazionale. La pena, che verrà comunicata l’11 novembre, potrebbe variare tra i 4 e i 12 anni di prigione. La procuratrice Florencia Gómez, che ha definito il gesto “ecocidio“, ha sottolineato l’importanza di questo precedente storico, che potrebbe gettare le basi per politiche più rigorose per prevenire futuri crimini contro l’ambiente e gli animali. Gómez ha utilizzato diversi strumenti, tra cui un drone, per documentare i danni arrecati all’ecosistema. La difesa di La Regina ha cercato di sminuire le prove, affermando che non fosse stato dimostrato il danno ambientale, ma i giudici hanno comunque ritenuto la sua azione grave.
La colonia di pinguini di Punta Tombo
La zona di Punta Tombo è la casa della più grande colonia di pinguini di Magellano (Spheniscus magellanicus) al mondo, una specie classificata come “minacciata” dalla IUCN. La decisione di La Regina di usare una ruspa in una zona protetta ha avuto conseguenze devastanti per l’habitat degli animali. Non solo sono stati uccisi 105 pinguini, ma anche 170 nidi sono stati distrutti, danneggiando irreversibilmente la biodiversità locale. Nonostante fosse a conoscenza della situazione, La Regina ha proseguito con i suoi lavori, con la convinzione che la sua proprietà gli conferisse il diritto di alterare l’ecosistema circostante.
Il reato di ecocidio: un nuovo crimine ambientale
Quello di La Regina è il primo caso di “ecocidio” che arriva a un livello giudiziario così alto in America Latina. Il termine “ecocidio” è stato coniato negli anni ‘70 dal biologo Arthur Galston, ma solo recentemente è stato riconosciuto legalmente. Descrive atti illegali o arbitrari che causano danni gravi, estesi e duraturi all’ambiente. La direttiva approvata dal Parlamento Europeo il 27 febbraio 2024 ha introdotto formalmente il crimine di ecocidio, riconoscendo la natura come vittima dei reati ambientali. Con questa legge, l’Europa si impegna a proteggere gli ecosistemi, con l’obiettivo di ripristinare il 20% delle aree degradate entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.