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Strumenti musicali inusuali e dove trovarli: cucchiai, carote, theremin…

La sperimentazione è sempre stata una parte importante della musica, di qualsiasi genere o epoca. Eccovi allora una carrellata di strumenti musicali inusuali e spesso non convenzionali e qualche suggerimento su dove andarli ad ascoltare in contesti che probabilmente non avreste immaginato. Può sembrare inverosimile, ma la scelta anche in questo caso è stata ardua, vista la quantità di bizzarrie che popolano la produzione musicale. Ci sono ovviamente gli strumenti tradizionali inseriti in contesti a cui non apparterrebbero. Ad esempio il sitar indiano in alcune canzoni dei Beatles, il didgeridoo australiano nel folk britannico dei Kangaroo Moon, o in Beds Are Burning dei Midnight Oil, le cornamuse in It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rok’n’Roll) degli AC/DC o in Shoots and Ladders dei Korn… e l’elenco potrebbe proseguire!

Ci sono poi gli strumenti “giocattolo” o quelli derivati dalla fusione di strumenti diversi tra loro, come la melodica (tastiera a bocca) usata tra i tanti dai Gorillaz in Clint Eastwood, o il guitalin (una combinazione di banjo e mandolino) usato ad esempio da Sufjan Stevens. Poi esistono strumenti improbabili e molto difficili da portare in giro, come lo sharpsichord usato da Bjork in Sacrifice e portato dal vivo, nonostante le dimensioni proibitive, nel Biophilia tour del 2013. Nel primo album degli Einsturzende Neubaten, Kollaps del 1981, venivano usati martelli pneumatici, lamiere metalliche, tubi flessibili e altri materiali atipici, che la band durante il tour andava a prendere dagli sfasciacarrozze locali il giorno prima del concerto.

Anche la sega musicale ha una certa tradizione, essendo stata usata ad esempio in molte colonne sonore almeno dagli anni Cinquanta: ormai si tende quasi a non considerarla più una stranezza! Dal Medioevo arriva poi la ghironda (in inglese “hurdy-gurdy”), che troviamo utilizzata ad esempio da Miquette Giraudy nella versione di Steve Hillage di Hurdy Gurdy Man, originariamente di Donovan. Infine ci sono le invenzioni quasi da circo, come il basso a 17 corde portato in scena dagli ZZ Top nell’esecuzione di Got Me Under Pressure nell’ultimo tour, e che ha fatto molto scalpore su internet: in realtà in questo caso non si tratta di una scelta musicale, ma più di una gag scenica.

Tutti questi esempi non rientrano, come avrete immaginato, nell’elenco che segue. Eppure vi posso promettere che vi aspettano incredibili sorprese!

Theremin: Carolina Eyck & Steve Vai, For the Love of God

Il theremin è il primo strumento elettronico che sia stato inventato. Il suo brevetto risale al 1928, da parte dell’inventore russo Leon Theremin, da cui prende il nome. Lo strumento è composto da una scatola e due antenne e viene suonato senza essere toccato, ma muovendo le mani nell’aria in prossimità delle antenne. La lituana Clara Rockmore fu la prima grande virtuosa e divulgatrice del theremin negli anni Trenta, ma da allora diversi interpreti dello strumento hanno inventato delle tecniche proprie per suonarlo. La difficoltà più evidente sta nell’intonazione precisa delle note. Per questa ragione, molti artisti e band che hanno utilizzato il theremin in studio, hanno poi preferito portare una sua imitazione elettronica più moderna in concerto. Parliamo ad esempio dei Beach Boys, che hanno usato il theremin in Good Vibrations, ma anche dei Portishead, nella cui produzione possiamo sentire chiaramente un suono di theremin in Mysterons. Il theremin lo troviamo anche in Velouria dei Pixies, in Electricity di Captain Beefheart, in Little People dei White Stripes, in Please Go Home e 2000 Light Years From Home dei Rolling Stones, in BU2B dei Rush, in Rescue Me dei Gathering, in diversi brani dei Phish, oltre che in molte colonne sonore, soprattutto dei primi film di fantascienza. Qui vi propongo una esecuzione dal vivo dello strumentale For the Love of God di Steve Vai, accompagnato per l’occasione da Carolina Eyck al theremin. Carolina Eyck è una virtuosa dello strumento: a soli 16 anni aveva già sviluppato una propria personale tecnica che riduceva il movimento delle mani a un preciso movimento delle dita per trovare un’intonazione accurata.

Washboard: Washboard Chaz Blues Trio, I’m Just a Fool

Il washboard è letteralmente la tavolozza per lavare i panni, con la parte centrale in metallo ondulato, che viene percossa con le dita, munite di ditali da cucito anch’essi in metallo. È stato utilizzato come strumento percussivo almeno dalla fine dell’Ottocento, diventando uno strumento tradizionale, per quanto atipico, della tradizione del blues americano. Washboard Chaz è uno dei suoi interpreti più noti e talentuosi, che ha personalizzato il suo strumento con l’aggiunta di un campanello e due lattine. Qui lo troviamo con il suo trio di New Orleans, un supergruppo che vede anche Roberto Luti alla chitarra e Andy J Forest all’armonica, in una esecuzione live di I’m Just a Fool, brano contenuto nel loro album On the Street del 2011.

Cucchiai: Chris Rodrigues and Abbey the Spoon Lady, Angels in Heaven

Ebbene sì, alcuni strumenti musicali atipici li potete trovare anche in casa vostra! Ed è incredibile scoprire cosa alcuni musicisti sono in grado di fare con oggetti che tutti teniamo normalmente nel cassetto della cucina. In realtà sono certo che avete già sentito suonare i cucchiai: in Spoonman dei Soundgarden, ad esempio. Lì a suonarli era Artis the Spoonman, un artista di strada di Seattle piuttosto noto nell’area, tanto che ha collaborato anche con Frank Zappa, oltre ai Soundgarden. Qui invece vi propongo un video di un’altra grande interprete dei cucchiai: Abbey Roach, detta the Spoon Lady di Asheville, in North Carolina. Angels in Heaven è un brano che ha registrato insieme al chitarrista e busker Chris Rodrigues nell’album Workin on Wall Street del 2017. In questa esecuzione live su un portico di casa possiamo apprezzare tutta la maestria di Abbey the Spoon Lady: si rimane ipnotizzati a guardarla trasformare dei banali cucchiai in pura poesia ritmica!

Ortaggi: The Vegetable Orchestra, Transplants

Ecco un altro esempio di strumenti musicali inusuali che siamo abituati a guardare come oggetti di uso quotidiano, anzi come cibo! La Vegetable Orchestra è stata fondata a Vienna nel 1998, e da allora esegue performance e registra album suonando esclusivamente ortaggi e vegetali. Data la veloce deperibilità degli strumenti, le loro performance iniziano con una accurata spesa al mercato delle verdure, seguita da una minuziosa preparazione degli strumenti con utensili da cucina e accordatori di precisione. A volte, a fine concerto, i loro strumenti vengono addirittura utilizzati per preparare una zuppa, da condividere con il pubblico! Carote, porri, zucche si trasformano in flauti, violini, percussioni nelle sapienti mani di questi musicisti. Nel video l’orchestra esegue una loro composizione, Transplants, tratta dall’album Onionoise del 2010.

Elettrodomestici: Electronicos Fantasticos!, Blue Monday

All’estremo opposto, in un certo senso, troviamo questo gruppo di pazzi giapponesi che utilizzano qualsiasi vecchio elettrodomestico da riciclo per produrre e modulare suoni elettronicamente. Dai vecchi televisori a tubo catodico ai ventilatori, dai fax da ufficio fino ai lettori di codici a barre, qualsiasi oggetto elettronico diventa uno strumento a tutti gli effetti nelle mani di questi geni della bizzarria. Così nascono ad esempio la CRTelecaster (chitarra che modula il rumore bianco di monitor a tubo catodico) o la Fan Harp (una sorta di fisarmonica a ventilatore…). Nel video li vediamo alle prese con una cover dei New Order, Blue Monday, in una versione che sono certo non avete mai sentito prima!

Armonica a bicchieri: Korn, Creep

Conosciamo tutti bene l’effetto prodotto da un dito inumidito che accarezza bicchieri di cristallo di diverse dimensioni. Ma quanti di voi avrebbero immaginato che questo potesse diventare un vero e proprio strumento musicale? Nel 1761 fu Benjamin Franklin a inventare uno strumento che disponeva i bicchieri uno dentro l’altro, dal più grande al più piccolo, su un asse orizzontale, battezzandolo glass armonica. Da allora lo strumento è stato utilizzato nelle corti d’Europa, fino ad entrare anche nel mondo della musica classica, utilizzato da Donizetti, Mozart, Beethoven, Strauss… In epoca recente, è stato usato dai Pink Floyd per rinforzare il tappeto sonoro di Shine On You Crazy Diamond, ma è anche presente nella colonna sonora di Harry Potter. Qui lo vediamo all’opera in una cover di Creep dei Radiohead, registrata dai Korn nel loro live MTV Unplugged del 2007.

Chitarra Pikasso: Pat Metheny, Into the Dream

Nel 1984, Pat Metheny commissionò alla celebre liutaia canadese Linda Manzer una chitarra che avesse “il maggior numero di corde possibile”. Il risultato fu una chitarra con quattro serie di corde, che in alcuni casi si sovrappongono, arrivando a includere ben 42 corde. La forma dello strumento definitivo ricorda effettivamente un quadro di Picasso, da cui il nome della chitarra. Pat Metheny la utilizzò in diversi brani, soprattutto nei suoi album degli anni Novanta. Into the Dream, che nel video possiamo apprezzare dal vivo, è contenuta nell’album Imaginary Day del 1997.

Chapman stick: King Crimson, Elephant Talk

Inventato negli anni Settanta dal chitarrista e polistrumentista Emmett Chapman, il Chapman stick è uno strumento, nella sua versione standard, a 10 corde, accordate in maniera particolare e sistemate su un lungo manico, senza cassa di risonanza. Si suona in genere con la tecnica del tapping, in cui le due mani producono suoni indipendenti, un po’ come se la chitarra e il basso fossero riuniti in un unico strumento. Lo stick suscitò ben presto l’interesse di molti musicisti, soprattutto bassisti, da Alphonso Johnson dei Weather Report a John Myung dei Dream Theater. Tony Levin lo ha usato nei King Crimson e ha anche fondato una band, gli Stick Men, con Pat Mastellotto alla batteria e Markus Reuter al secondo stick. Trey Gunn anche lo ha utilizzato nei King Crimson, accanto alla Warr guitar, uno strumento simile, con un numero di corde variabile da otto a dodici, inventato negli anni Novanta da Mike Warr. Nel video, vediamo Tony Levin che suona il Chapman stick in uno dei brani dei King Crimson che più lo rappresenta: Elephant Talk, traccia inclusa nell’album Discipline del 1981.

Chitarra microtonale: King Gizzard and the Lizard Wizard, Sleep Drifter

I King Gizzard and the Lizard Wizard sono un gruppo australiano di rock psichedelico, spesso etichettati anche come progressive: in realtà sono una band estremamente poliedrica e prolifica. Nel 2017 hanno pubblicato ben cinque album in un solo anno. Uno di questi era Flying Microtonal Banana, nono album in studio dei King Gizzard, in cui sperimentavano con la microtonalità, ricercando negli intervalli più piccoli di un semitono. Per questo disco, commissionarono la costruzione di chitarre con l’aggiunta di una serie di tasti che corrispondessero appunto a questi intervalli microtonali, simili per certi versi al baglama, strumento turco che sfrutta appunto i microtoni. Le sonorità che ne risultarono sono davvero intriganti, come testimonia il video di Sleep Drifter, quarta traccia dell’album.

Tip tap: Stanley Clarke, If This Bass Could Only Talk

Ritorniamo alle invenzioni ritmiche, con l’uso del tip tap al posto di pelli e tamburi. Quasi una sorta di body percussion, questa tecnica è spesso utilizzata in alcune tradizioni popolari, come ad esempio nella musica irlandese, dove appare evidente che la danza è essa stessa un modo per suonare musica. Nel 1988, Stanley Clarke pubblica il suo album If This Bass Could Only Talk, che contiene due tracce eseguite esclusivamente con basso e il tip tap di Gregory Hines. Si tratta nello specifico della title track che apre l’album e della traccia di chiusura, Bassically Taps. Nel video i due ci propongono un medley di queste due tracce dal vivo in un talk show televisivo americano di qualche anno dopo.

 

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Roberto Cruciani

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