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Telegram, allarme a Mosca: se Pavel Durov dà la chiave a rischio i segreti militari

Pavel Durov, il fondatore e padrone di Telegram, è  un criminale o una vittima della repressione occidentale?

In Francia, dove lo hanno arrestato, pensano il peggio, Musk e i russi lo vedono come un eroe. Il boss di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato sabato sera, 24 agosto, all’aeroporto Le Bourget, vicino a Parigi, con un mandato di perquisizione emesso contro di lui da investigatori francesi per varie violazioni dei suoi messaggi criptati. Il magistrato inquirente francese titolare della indagine ha deciso domenica di mantenere il fermo di Durov per altre 96 ore. Allo scadere, scrive l’Ansa, a quel punto il giudice può decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare.

Telegram, la grande paura dei russi

L’arresto di Pavel Durov, fondatore e Ceo di Telegram, sta provocando una reazione a catena che rischia di investire la Russia a livello istituzionale e militare. Secondo l’agenzia AdnKronos, il timore non confessato apertamente è che Durov consegni le “chiavi” di Telegram agli inquirenti francesi. Ora, tutto il castello rischia di crollare o, almeno, di essere illuminato a giorno se Durov cede. Per questo, da Mosca sarebbe già partito l’ordine indirizzato ai funzionari dell’amministrazione presidenziale, del governo e delle agenzie che si occupano di sicurezza: “Cancellate le conversazioni”, sarebbe l’input recapitato anche ad ambienti del ministero della Difesa e a uomini d’affari di primo piano.

La dinamica dell’arresto

Accompagnato dalla sua guardia del corpo e dal suo assistente che lo seguono costantemente, il miliardario franco-russo, 39 anni, è stato arrestato tra le 19:30 e le 20:00. Veniva da Baku e avrebbe trascorso almeno la serata a Parigi dove aveva programmato di cenare. Pavel Durov si è naturalizzato francese nel 2021 attraverso una procedura eccezionale. L’Ofmin, responsabile della lotta alla violenza sui minori, aveva emesso un mandato di perquisizione, nell’ambito del servizio di coordinamento delle indagini preliminari che riunisce diversi servizi investigativi, per reati che vanno dalla frode al traffico di droga, alle molestie informatiche, alla criminalità organizzata, comprese le scuse terrorismo e frode, ha spiegato una delle fonti vicine alla vicenda.

La giustizia accusa Pavel Durov di non aver agito (mancanza di moderazione e di collaborazione con gli investigatori) contro l’uso criminale dei suoi messaggi da parte dei suoi abbonati. “Basta con l’impunità di Telegram”, ha detto uno degli investigatori, sorpreso che il miliardario, sapendo di essere ricercato in Francia, avesse comunque deciso di venire a Parigi.

Il ogo di telegram
Telegram, allarme a Mosca: se Pavel Durov dà la chiave a rischio i segreti militari (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Telegram criptografato end-to-end

La messaggistica online lanciata nel 2013 da Pavel Durov e suo fratello Nikolaï, le cui comunicazioni sono crittografate end-to-end e con sede a Dubai, si è posizionata in controtendenza rispetto alle piattaforme americane, criticate per il loro sfruttamento commerciale dei dati personali. Si impegna a non rivelare mai informazioni sui propri utenti. Durante una delle sue rare interviste, Pavel Durov ha dichiarato ad aprile a Dubai di aver avuto l’idea di lanciare la messaggistica crittografata dopo aver subito molte pressioni da parte delle autorità russe ai tempi di VK, un social network da lui fondato nel suo paese d’origine prima di venderlo e lasciare la Russia nel 2014.

Rischio di diffusione virale di informazioni false

Durov ha detto che ha poi provato a stabilirsi a Berlino, Londra, Singapore e San Francisco prima di optare per Dubai, di cui ha elogiato l’ambiente imprenditoriale e la “neutralità“. “Penso che stiamo facendo un buon lavoro con Telegram, con 900 milioni di utenti che probabilmente supereranno il miliardo di utenti mensili attivi entro un anno”, ha affermato.

Nel paradiso di Dubai

Nell’emirato del Golfo, Telegram si è sottratta alle regole di moderazione statale, in un momento in cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti esercitano pressioni sulle grandi piattaforme affinché cancellino i contenuti illegali. Con i suoi gruppi di discussione fino a 200.000 persone, la messaggistica è talvolta accusata di aumentare il potenziale virale di informazioni false e la proliferazione di contenuti odiosi, neonazisti, pedofili, cospiratori o terroristici. Le autorità giudiziarie francesi hanno intanto prorogato la detenzione del fondatore di Telegram, dopo il suo arresto: lo riporta il Guardian, che cita una fonte vicina alle indagini. Il 39enne franco-russo potrà ora essere detenuto per un massimo di 96 ore. A quel punto il giudice può decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare.

“Telegram rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”. Lo afferma su X la società di messaggistica istantanea. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione”, conclude Telegram.

Telegram, le reazioni

“L’impunità di Telegram è finita”, ha detto una fonte della Procura. Il teorema dell’accusa però si è scontrato con gli appelli alla liberazione di Durov lanciati a caldo dal patron di X, Elon Musk: “Tempi pericolosi”, ha scritto con l’hashtag “#FreePavel” e ironizzando sul motto francese, trasformato in “‘Liberté, Liberté!, Liberté?'”. Musk ha aggiunto che Telegram è stato “giustiziato per un like e un meme” ed ha detto che il prossimo ad essere arrestato sarà lui, proprietario di X. Ha poi accusato Mark Zukerberg, numero 1 di Meta, di aver dato semaforo verde alla censura per evitare problemi: “Ha già ceduto alle pressioni della censura. Instagram ha un problema enorme di sfruttamento dei minori, ma nessun arresto per Zuck, che censura libertà di parola e dà ai governi accesso ai dati degli utenti”.

Edward Snowden, l’ex talpa dell’Nsa americano riparato in Russia, ha invece dichiarato: “L’arresto di Durov è un attacco ai diritti fondamentali di libertà di parola e di associazione. Sono sorpreso e profondamente rattristato che Macron sia sceso al livello della presa di ostaggi come mezzo per ottenere l’accesso alle comunicazioni private. Abbassa non solo la Francia, ma il mondo”.

Durov, un patrimonio stimato in 15 miliardi di dollari, ha iniziato la sua carriera fondando nel 2006 con VKontakte, social più utilizzato nel mondo ex sovietico. Ma dopo le pressioni del Cremlino e il rifiuto di bloccare i canali dell’opposizione, nel 2014 decide di lasciare, vendendo le sue quote per 300 milioni di dollari. Nel frattempo era iniziato lo sviluppo di Telegram, creato assieme al fratello Nikolaj: lanciato nel 2013 scala presto la classifica dei social più utilizzati al mondo, e 11 anni dopo conta quasi un miliardo di utilizzatori al mese.

La caratteristica principale, assicurano i creatori, è la sua impenetrabilità. “Preferisco essere libero invece che prendere ordini da qualcuno”, ha detto in un’intervista a Tucker Carlson lo scorso aprile. La sua piattaforma attira l’interesse delle intelligence di mezzo mondo, per questo è molto prudente: “Non viaggio in Paesi come la Cina, la Russia, neppure gli Stati Uniti. Potrei, ma c’è troppa attenzione da parte di Fbi e delle altre agenzie”. Tanto che Telegram da 7 anni ha sede a Dubai, perché, dice, gli Emirati sono un Paese “conveniente, neutrale e non allineato”.

Perché allora il plurimiliardario è rientrato in territorio francese dove era ricercato? Ad alimentare il mistero ci ha pensato Kiev, tirando in ballo un fallito incontro con lo zar del Cremlino e paragonando Telegram a “Enigma”, il dispositivo per cifrare e decifrare messaggi utilizzato dai nazisti e bucato dagli 007 britannici nel corso della Seconda guerra mondiale. “È possibile che Pavel Durov abbia chiesto un incontro con Vladimir Putin a Baku qualche giorno fa, ma gli è stato rifiutato”, ha scritto – proprio su Telegram – il capo del Centro per la lotta alla disinformazione di Kiev, Andriy Kovalenko. “L’arresto di Durov può essere paragonato all’hackeraggio di Enigma da parte degli inglesi durante la Seconda guerra mondiale”. Addirittura, secondo Kovalenko, “il caso Durov potrebbe anche far crollare l’intera rete di agenti russi in Europa”.

In Russia intanto, mentre alcuni dimostranti hanno lanciato aerei di carta con il logo di Telegram sull’ambasciata francese a Mosca, e l’ambasciata russa a Parigi accusa la Francia di “non collaborare”, il falco Dmitry Medvedev ironizza. Durov “voleva essere un brillante ‘uomo di mondo che vive benissimo senza patria”, ma “ha sbagliato i calcoli, i nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso. È giunto il momento che Durov capisca che non si può scegliere né il Paese d’origine né l’epoca in cui si nasce”.

Ansa

Le Monde

AdnKronos

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