Tik Tok è di nuovo al centro di nuove polemiche nel web e anche nel mondo politico: ha appena lanciato un nuovo filtro, Bold Glamour, che modifica e abbellisce in tempo reale i lineamenti delle persone utilizzabile da chiunque abbia uno smartphone.
I politici e i criminali sono felici ma Augusto lo sapeva già 2000 anni fa, solo che ora è alla portata di tutti.
Pubblicizzato come un filtro di bellezza, gli esperti di intelligenza artificiale sostengono che questo filtro non lasci alcuna impronta del suo utilizzo e questo può conferirgli una capacità straordinaria di manipolazione delle persone.
Bold Glamour è stato scaricato milioni di volte dal suo rilascio in febbraio. A differenza di altri filtri fotografici, ha scatenato negli utenti reazioni contrastanti. Qualcuno è rimasto affascinato dalla bellezza super realistica regalata da Bold Glamour, altri invece ne hanno criticato proprio questo aspetto definito “troppo naturale”.
Alexa Youssefian, portavoce di TikTok, non vuole discutere della tecnologia che è alla base del filtro. Ma la capacità del filtro di leggere la tonalità della pelle, il colore dei capelli e, addirittura, percepire il sesso dell’utente, fa pensare a molti che dietro questa tecnologia ci sia una qualche connessione con l’intelligenza artificiale che guiderebbe il processo di cambiamento ricercando di volta in volta un volto come modello per un algoritmo di apprendimento automatico.
Infatti Bold Glamour si spinge oltre rispetto ai tipici filtri di bellezza. Questi ultimi solitamente usano una “maglia facciale” che si sovrappone al viso dell’utente e, dunque, tendono a bloccarsi se una mano, un capello o qualche altro oggetto copre il viso. Con Bold Glamour questo non avviene. Ciò rafforzerebbe la convinzione di molti che il filtro utilizzi una tecnologia di apprendimento automatico.
Dall’Università della California a Berkeley, il professore di informatica Hany Farid, ex membro del consiglio consultivo sui contenuti di TikTok dal 2020 al 2022, sostiene che il filtro probabilmente utilizza l’intelligenza artificiale (IA) generativa per studiare zilioni di immagini e campioni di testo, probabilmente prelevati dal web, per creare nuove immagini o parole.
Luke Hurd, che crea filtri per Snapchat e Instagram, ha twittato che secondo lui Bold Glamour utilizza un procedimento chiamato Generative Adversarial Network, una classe di metodi di Machine Learning che partono da un’immagine dell’utente e ne ridisegnano il volto confrontandola con un set di dati di altre immagini.
Il filtro sta, inoltre, creando preoccupazioni rispetto alla sua capacità di manipolare la realtà visiva e la sua accessibilità al pubblico che, di fatto, la trasforma in un bene di consumo gratuito, afferma Halsey Burgund, tecnologo presso il MIT Open Documentary Lab. Il rischio è che, in assenza di obblighi di dichiarare l’utilizzo del filtro, sarà sempre più difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Se è vero che su TikTok, per ragioni legate alla trasparenza degli utenti, i video di Bold Glamour vengono rivelati con un tag direttamente sul video, è altrettanto accertato che il tag scompare se il video viene spostato fuori dall’app.
La società madre di TikTok, ByteDance, è da anni sotto osservazione da parte di molti governi preoccupati che la raccolta dei dati degli utenti possa rappresentare una minaccia per la sicurezza. Motivo per cui tanti governi hanno imposto ai propri dipendenti statali di eliminare TikTok dai dispositivi governativi. Di recente, negli USA, un gruppo bipartisan di senatori ha presentato una proposta di legge che conferirebbe al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti il potere di vietare TikTok o altre app le cui sedi principali siano ubicate in Paesi stranieri.
Se Bold Glamour ha creato forti preoccupazioni per la mancanza di chiarezza sulla tecnologia usata, se ne diffondono altre che riguardano le potenziali ricadute sulla popolazione in generale ma in particolare sui più giovani per l’utilizzo di questo filtro.
C’è chi ha avvertito come la diffusione di modelli fisici irraggiungibili e irreali possa contribuire a creare sentimenti di inadeguatezza ed aspettative irrealistiche negli utenti, soprattutto adolescenti e più giovani.
Questi filtri così apparentemente realistici, utilizzati senza supervisione, possono venire interiorizzati dai giovani minandone l’autostima e la considerazione di sé con un costo sociale che ad oggi è difficile individuare e quantificare.
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