Ugonotti, ebrei, armeni, asiatici dalla city ai sobborghi: la geografia variabile della Londra multiculturale

LONDRA – Il volto etnico dell’Inghilterra sta mutando, e di conseguenza cambia anche la geografia delle città, specie di Londra: occidentali nelle zone ricche, asiatici nelle periferie. Il paese, da sempre alla punta del multiculturalismo, sta vivendo nuovi trend sociali, determinati dalle scelte di vita delle generazioni discese dai primi migranti e da nuovi fenomeni migratori. Londra è da anni un crogiuolo di etnie e nazionalità che convivono spesso fianco a fianco, obbedendo a invisibili linee di confine sul suolo della capitale.

Scrive il sito del Guardian: “Ci sono state successive ondate migratorie di gruppi che si sono installati dentro la città [di Londra] e  che poi, quando si sono affermati, sono andati in periferia o nei suburbi, per essere rimpiazzati da un altri gruppo di immigrati. Abbiamo avuti Ugonotti francesi (il maresciallo Montgomery, gloria militare britannica, era di origine francese protestante Ebrei, Bangladeshi”. Di ebrei si ricordano due grandi afflussi: quelli sfuggiti alle persecuzioni della Inquisizione spagnola e quello scampati ai pogrom della Russia zarista, dalle cui file sono poi usciti i padri fondatori dello Stato di Israele e alcuni dei padri fondatori della tv commerciale.

Così, nel quartiere periferico di Neasden, vive una delle più grandi comunità indiane d’Europa. Molti sono arrivati dopo che il dittatore dell’Uganda, Idi Amin, nel 1972 decise di espellere tutti gli asiatici del paese africano. Ormai, dopo anni, la comunità è bene integrata e la sua prosperità sembra essere rappresentata da uno smisurato edificio, il tempio indù di Shri Swaminarayan Mandir, che svetta, con una certa incongruenza, affianco alle case a schiera edoardiane.

Il tempio, all’interno del quale si trova anche un’apprezzata scuola, è la testimonianza di una recente evoluzione nella società britannica. Le seconde e terze generazioni di comunità di migranti sono in movimento, spinte da un benessere sempre maggiore e da crescenti aspirazioni.

In Inghilterra crescono ormai giovani figli dell’immigrazione che sono imprenditori di successo, professionisti e creatori e che offrono il loro talento al paese, arricchendolo dal punto di vista economico, sociale e culturale. Un secondo fenomeno interessante è la volontà di questi «nuovi inglesi» di restare nel tessuto periferico della città.

Una ricerca condotta per il giornale Observer ha dipinto un vivido quadro dell’impatto che le comunità di migranti hanno su regioni da cui un tempo erano assenti. In passato questi gruppi si stabilivano di preferenza nelle aree centrali della città, mentre oggi tendono a vivere nella periferia. La conseguenza è che oggi nelle aree della città dove si allineano le tipiche case a schiera inglesi vivono dense aggregazioni di gruppi etnici, come gli srilankesi nel sud (New Malden, Mitcham), i sikh nell’ovest (Southall, Hounslow), gli indiani indù nel nord ovest (Wembley, Harrow) i ciprioti greci nel nord (Southgate, Palmers Green).

Andando a scardinare vecchi stereotipi, la statistica mostra che molti membri di comunità di immigrati vive in quartieri relativamente prestigiosi. Chi risiede in una zona socialmente elevata, rispetto alla media nazionale ha cinque volte più possibilità di avere un nome ebraico o armeno. Altri gruppi iperrappresentati in questi quartieri sono poi i ciprioti, gli iraniani e i giapponesi. Per contro, le persone provenienti dal Bangladesh, dall’Africa nera, gli albanesi e i vietnamiti vivono quasi sempre nelle zone povere della città.

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