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Un farmaco sperimentale sembra riuscire a ringiovanire la pelle

Un recente studio condotto da ricercatori statunitensi ha dimostrato che il farmaco sperimentale ABT-263 potrebbe offrire un trattamento rivoluzionario per il ringiovanimento della pelle e la rigenerazione dei tessuti. Questo composto, già noto per le sue proprietà senolitiche, ha mostrato risultati promettenti nei test preclinici, suggerendo una potenziale applicazione in campo dermatologico e nella medicina rigenerativa.

Il farmaco ABT-263 e il suo effetto sulle cellule senescenti

L’invecchiamento della pelle e il rallentamento della guarigione delle ferite sono strettamente legati all’accumulo di cellule senescenti. Queste cellule, pur cessando di replicarsi, non vengono eliminate dall’organismo e contribuiscono a processi infiammatori e degenerativi. ABT-263 agisce come un agente senolitico, eliminando selettivamente queste cellule e favorendo la rigenerazione dei tessuti. Questo meccanismo potrebbe rappresentare un’importante svolta nel trattamento delle ferite croniche e nella prevenzione dei segni dell’invecchiamento cutaneo.

Il farmaco ABT-263 e il suo effetto sulle cellule senescenti (blitzquotidiano.it)

Lo studio

Un team di scienziati dell’Università di Boston ha condotto test preclinici su modelli murini per valutare l’efficacia del farmaco. I ricercatori hanno applicato la versione topica di ABT-263 su topi anziani per un periodo di cinque giorni. Al termine del trattamento, la pelle dei roditori ha mostrato una riduzione significativa dei marcatori di senescenza, come p16 e p21, e un miglioramento generale nella qualità del tessuto cutaneo.

Oltre agli effetti ringiovanenti, il farmaco ha dimostrato di accelerare il processo di guarigione delle ferite. Secondo i dati raccolti, l’80% dei topi trattati con ABT-263 ha visto le proprie ferite completamente rimarginate entro il 24° giorno, rispetto al 56% dei topi non trattati. Questi risultati suggeriscono che il farmaco potrebbe avere applicazioni terapeutiche per persone anziane o pazienti con problemi di cicatrizzazione.

I meccanismi alla base dell’azione di ABT-263

L’efficacia del farmaco è attribuita alla sua capacità di indurre l’apoptosi, ovvero il suicidio programmato delle cellule senescenti. Questa azione consente di liberare spazio per cellule nuove e sane, favorendo la produzione di collagene e la formazione di nuovi vasi sanguigni. Inoltre, il trattamento ha stimolato l’attivazione di geni coinvolti nella riparazione dei tessuti, suggerendo un’azione benefica a livello molecolare.

Possibili implicazioni per il trattamento delle patologie neurodegenerative

Uno studio precedente aveva già evidenziato il potenziale di ABT-263 nel proteggere i neuroni dalla perdita di memoria nei modelli murini. Eliminando le cellule senescenti gliali, il farmaco potrebbe offrire una nuova strategia terapeutica contro l’Alzheimer e altre malattie neurodegenerative. Questa scoperta apre nuovi orizzonti per la ricerca su farmaci senolitici e il loro impatto su diverse condizioni legate all’invecchiamento.

Nonostante i risultati promettenti, gli scienziati sottolineano la necessità di ulteriori studi per valutare la sicurezza di ABT-263 negli esseri umani. Durante i test, il farmaco ha provocato una temporanea risposta infiammatoria e un’infiltrazione di macrofagi nella pelle. Questi effetti collaterali dovranno essere attentamente analizzati prima di procedere a sperimentazioni cliniche su larga scala.

Published by
Claudia Montanari