Nel 1947, una moneta da 10 lire, che all’epoca si poteva ottenere per pochi spiccioli, ha oggi un valore che può raggiungere diverse migliaia di euro. Questo è dovuto alla rarità di esemplari coniati quell’anno, con una tiratura limitata a soli 12.000 pezzi rispetto ai 101.000 dell’anno precedente. La moneta, con l’immagine del Pegaso alato sul dritto e un ramoscello d’ulivo sul rovescio, è frutto del lavoro degli artisti Giuseppe Romagnoli e Pietro Giampaoli. L’elegante design del Pegaso e dell’ulivo rimase invariato rispetto al 1946, ma la scarsità del 1947, unita alla qualità della conservazione degli esemplari, ha fatto crescere enormemente il suo valore nel tempo.
Le monete più ricercate
Le monete ben conservate, “fior di conio”, sono particolarmente ricercate dai collezionisti, soprattutto quelle che mostrano minimi segni di usura. La lega in cui erano realizzate, l’Italma (alluminio con piccole quantità di magnesio e manganese), non è particolarmente pregiata, ma la rarità del conio del 1947 ha fatto sì che il suo valore crescesse molto. Esistono anche varianti della moneta con dettagli come zoccoli e data più piccoli, che sono ancora più rare e ricercate. Un esemplare di questa variante sarà messo all’asta il 10 ottobre da Art-Rite, con una stima di partenza di 2.000 euro.
Oltre al Pegaso e all’ulivo, altre monete rare vengono spesso battute all’asta. Tra queste, ci sono esempi della monetazione pontificia come il grosso di Giulio III, stimato 320 euro. Questa moneta presenta al rovescio un’iconografia insolita, con un’urna cubica ornata da simboli sacri romani come il lituo (bastone ricurvo dei sacerdoti) e la patera (una tazza utilizzata nei sacrifici), circondata dalla scritta “Providentia”, che ricorda l’approvvigionamento di grano durante la carestia del 1501.
La moneta di Papa Alessandro VIII
Un’altra moneta notevole è il testone di papa Alessandro VIII, con l’iscrizione “Re frvmentaria restitvta”, che richiama gli sforzi del papa Ottoboni a favore dell’agricoltura. Questa moneta, che raffigura due buoi e spighe di grano, parte da una base d’asta di 900 euro. Come molte monete antiche, oltre al valore intrinseco, portano con sé simboli e messaggi storici che arricchiscono il loro fascino e il loro valore collezionistico.