Censimento, l’America cambia colore. Nel 2041 i bianchi saranno minoranza

Melting Pot

WAHINGTON, STATI UNITI –  I ragazzi americani bianchi al di sotto dei 18 anni, che attualmente sono la maggioranza, entro questo decennio non lo saranno più e diventeranno minoranza, ancor prima del previsto, rispetto al crogiuolo di razze che compone, come la popolazione in generale, quella fascia d’età, secondo un nuovo rapporto pubblicato dal Census Bureau (l’Ufficio del Censimento).

Originariamente il Census Bureau aveva stimato che i ragazzi di colore non sarebbero diventati maggioranza prima del 2023, ma il forte aumento delle nascite tra i Latino (così vengono definiti coloro che hanno origine nei Paesi sudamericani di lingua spagnola), gli asiatici e gente di razza mista ha anticipato la data del ”ribaltamento” al 2019, spiega William Frey, il demografo anziano presso la Brookings Insititution, un think tank di Washington, che ha redatto il rapporto suscettibile di avere importanti implicazioni politiche e sociali.

L’aumento più importante di nascite si verifica tra gli Ispanici (più o meno la stessa cosa dei Latino), il cui tasso di natalità è di molto superiore a quello dei bianchi, principalmente perchè la popolazione bianca sta invecchiando e include meno donne che possono ancora avere figli. Un dato per tutti: l’età media tra i bianchi è di 41 anni, mentre tra gli Ispanici è 27, secondo i dati del rapporto.

Il risultato è che il futuro dell’America includerà una popolazione giovane ben diversa dall’attuale e una consistente parte di popolazione bianca ormai anziana. Il che suscita varie questioni. La vecchia generazione bianca sarà disposta a finanziare l’istruzione di un generazione più giovane così diversa da lei stessa? E sebbene la popolazione giovane sia un potenziale motore per la crescita dell’economia, non potrebbe diventare invece un fardello qualora mancassero i soldi per farle avere accesso ad una adeguata istruzione?

Nello scorso decennio la popolazione di ragazzi bianchi è diminuita di 4,3 milioni, ovvero il 10 per cento, mentre quella di Ispanici, Latino e Asiatici è aumentata di 5,5 milioni, ovvero il 38 per cento. Come per i bianchi, è diminuita, del 2 per cento, anche la popolazione degli Afro-Americani. Da un punto generale, riferisce il rapporto, tra la popolazione al di sotto dei 18 anni le ninoranze costituiscono ora il 46,5 per cento.

Ma i ragazzi bianchi sono già minoranza in 10 su 50 stati, il doppio del numero registrato l’anno scorso, e in 35 città tra cui Atlanta, Georgia, Phoenix, Arizona e Orlando, Florida. La più massiccia ”perdita” di ragazzi bianchi a vantaggio di quelli di colore secondo il rapporto si è verificata nel Vermont, un piccolo stato nel nord-est degli Stati Uniti, cioè nella Nuova Inghilterra.

Ma non è solo tra i ragazzi al di sotto dei 18 anni che si sta verificando il fenomeno del ”cambio di colore”. Generalmente parlando, i bianchi negli Stati Uniti sono ancora il 63 per cento da costa a costa, ma erano il 75,6 per cento nel 1990. E stanno perdendo terreno anche gli Afro-Americani, travolti dagli Ispanici e dagli Asiatici che fanno figli come se non ci fosse domani. Naturalmente, e qui viene la parte politica, i non-bianchi sono diventati una parte politica fondamentale dell’elettorato. In altre parole, nessun deputato, senatore, giudice, sceriffo, accalappiacani o presidente degli Stati Uniti, insomma chiunque corra per una carica elettiva, li può ignorare.

La previsione più tetra di Frey, il demografo della Brookings, è che l’America cesserà di essere una grande nazione bianca nel 2041. Il perchè è presto detto: nell’ultimo decennio la popolazione bianca nel suo insieme è cresciuta solo dell’1,2 per cento, di contro al 43 per cento dei Latino. Il caustico, e spesso accusato di razzismo, commentatore radiofonico di destra, Rush Limbaugh, ha così commentato i dati del Census Bureau: ”Se vi piace un presidente nero, adorerete uno messicano.  E’ solo questione di tempo”.

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