Simone Alessio, segnatevi questo nome: 23 anni, calabrese di Sellia Marina (Catanzaro). È il nuovo campione del mondo di Taekwondo, lo sport di combattimento inventato due mila anni fa in Corea.
Titolo conquistato l’altro giorno ai Mondiali di Baku (Azerbaigian), sul tatami del Crystal Hall; manifestazione che calerà il sipario domenica sera, 4 giugno.
Simone Alessio si è imposto nella categoria degli 80 kg. Ha battuto in finale l’americano Carl Nickolas. Fin qui la cronaca. Nuda e cruda. Cronaca rimbalzata su pochi fogli nostrani quasi per una fastidiosa incombenza. Due righe e via. Zero l’interessamento radio-televisivo.
Un silenzio assordante. Sono stati più generosi i quotidiani coreani come il “The Corea Herald” di Seul (in lingua inglese). Il direttore Kwon Chung-won non si dà pace e non nasconde il suo stupore. In sintesi si chiede: ma come fa un italiano a far meglio di noi che viviamo di Taekwondo da secoli? Noi che nelle prime due Olimpiadi (Sydney 2000 e Atene 2004) abbiamo dominato con 8 medaglie? Sottinteso: come ha fatto quel calabrese a salire sul tetto del mondo? Detto questo, è opportuno ricordare due o tre cose.
Le caratteristiche del Taekwondo non sono del tutto estranee alla nostra storia barricadera. Oltretutto l’arte marziale coreana è una forma di esercizio – l’arte del piede e della mano- che ci appartiene antropologicamente. Gli atleti azzurri di Taekwondo sono agili, veloci nei movimenti e forti. L’agilità e la flessibilità sono doti importanti che gli azzurri sfoderano anche in molte altre discipline.
Non a caso la prima delle 10 medaglie d’oro conquistate a Tokyo – 16 giorni sempre sul podio – l’ha vinta Vito Dell’Aquila, il ragazzo pugliese che dopo l’oro olimpico di Tokyo ha regalato all’Italia una medaglia d’oro storica in Messico battendo in finale, e in rimonta, il sudcoreano Jun Jang.
Vito, si è imposto a Guadalajara nella categoria 58kg. Quest’anno a Baku ha chiuso il cerchio Alessio Simone.
È il caso di ricordare che nel mondo ci sono 190 nazioni che appartengono alla Federazione Mondiale Taekwondo. Lo sport è diventato olimpico nel 2000. In America c’è dagli anni ‘50. Il Comitato Olimpico Internazionale ha riconosciuto già nel 1980 questa disciplina spettacolare di combattimento.
I lottatori indossano una tenuta da combattimento totalmente protettiva. Quanto alle altre arti marziali va ricordato che il Taekwondo si concentra in modo particolare sui calci che permettono al combattente di tirare colpi più potenti e da una distanza maggiore rispetto ai pugni. Non a caso sta prendendo piede sempre più nelle palestre italiane.
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