Dopo 35 anni Walter Bonatti e’ tornato a casa, sulle pendici del Monte Bianco dove e’ diventato un formidabile alpinista ma soprattutto un grande uomo. Ai 3.462 metri punta Helbronner, privilegiata balconata sul massiccio piu’ alto delle Alpi, l’ottantenne scalatore lombardo questa mattina ha ricevuto la speciale e finora unica cittadinanza onoraria del Monte Bianco. Una cerimonia semplice, un’emozione forte. ”Non pensavo che il Monte Bianco potesse ancora regalarmi delle sensazioni cosi’ grandi”, ha esordito davanti alle autorita’ e agli amici accorsi in alta quota. ”E’ l’uomo che piu’ di tutti ha rappresentato i valori dell’alpinismo – hanno commentato i sindaci Fabrizia Derriard (Courmayeur) e Eric Fournier (Chamonix) – ed e’ sempre stato il simbolo della montagna che unisce. E’ figlio del Monte Bianco come nessun altro”. I due sindaci, che con le rispettive amministrazioni avevano deliberato la cittadinanza onoraria nelle scorse settimane, hanno consegnato a Bonatti una targa e una pergamena, ma anche un cristallo del Dru, ”il mio Dru” come ha commentato l’alpinista. Perche’ e’ proprio su quegli aspri pendii di granito e ghiaccio che lo scalatore nato nel 1930 a Bergamo si e’ formato ed ha conquistato la gloria che tutti gli appassionati di montagna gli invidiano. Tutto inizio’ con la ripetizione della via Cassin sul versante nord delle Grandes Jorasses nel 1949. Poi, una ad una, tutte le pareti piu’ dure e impervie del massiccio si sono dovute arrendere alla sua determinazione: la ovest dell’Aiguille Noire (1949), il Grand Capucin (1951), l’Aiguille Noire de Peuterey per la cresta sud (1952), il pilastro sud-ovest del Petit Dru in solitaria (1955), la parete nord del Grand Pilier d’Angle (1957), la nord delle Grandes Jorasses in invernale (1963). In mezzo altre imprese sulle montagne di mezzo mondo, dal K2 (con la nota ‘querelle’) al Gasherbrum IV, fino alla Patagonia argentina e alla nord del Cervino in solitaria invernale. Ma per Bonatti solo l’aria del Monte Bianco e’ sempre stata ”quella di casa”. ”Il Monte Bianco sara’ sempre con me – ha detto – e posso assicurare che di tutti i riconoscimenti avuti nel corso della mia lunga esistenza questo e’, nella sua unicita’, quello che piu’ mi premia e mi onora”. Ha aggiunto: ”Sono passati 35 anni e quassu’ nulla e’ cambiato, sono cambiate le mie emozioni”. E l’alpinismo? ”Beh, sta vivendo una fase di sofferenza – sostiene Bonatti – perche’ si cerca piu’ il gesto che il significato dell’ascensione. Le cose comunque cambieranno. La montagna non e’ conquista ma conoscenza, e’ un mezzo per mettersi alla prova, non regala nulla e aiuta a crescere. Ieri come oggi”.