L’atleta azzurro Andrew Howe si rompe il tendine d’Achille, carriera a rischio

Andrew Howe (Foto LaPresse)

ROMA – Mondiale di atletica in Corea del Sud saltato e, nella migliore delle ipotesi, stagione finita. La sfortuna non smette di accanirsi contro Andrew Howe che mercoledì, in allenamento a Rieti, ha riportato la rottura subtotale del tendine d’Achille sinistro, lo stesso già operato a settembre del 2009.

Immediata la corsa a Roma e la visita del professor Tranquilli e del professor Fischetto: durissima la diagnosi. Giovedì sarà operato presso la Clinica ortopedica di Perugia, e la sua carriera è a rischio. L’azzurro, 26 anni, è un talento della velocità e soprattutto del salto in lungo, ma molte delle promesse sono rimaste sulla carta, tra infortuni, errori di programmazione e scontri con la Federatletica.

Howe è nato a Los Angeles ed è diventato italiano grazie al matrimonio della madre Renee Felton con Ugo Besozzi, un saltatore con l’asta. Veloce e di colore, tanto da essere ribattezzato “il Carl Lewis italiano”. Un atleta legato indissolubilmente proprio alla mamma allenatrice accusata di troppa autonomia dai centri federali, di incompetenza, perfino di impedire al figlio di crescere. Come, secondo i detrattori, dimostrò la mancata qualificazione a Pechino 2008.

Appena un anno prima dei Giochi cinesi, quell’esultanza folle, rabbiosa dopo il salto d’argento – che in quel momento valeva l’oro – ai Mondiali di Osaka nel 2007. La maglietta azzurra sbattuta per terra, “I’m the best” urlato alla telecamera. Il punto più alto della carriera di Howe, quel salto che cancella con 8 metri e 47 centimetri dopo vent’anni il record italiano di Giovanni Evangelisti.

Nel 2006 era stato campione europeo a Goteborg, sempre nel lungo, ad appena 21 anni. E più indietro ancora i primati e le vittorie europee e mondiali nelle categorie giovanili, non solo nel salto in lungo, ma anche nei 200. Un dono, quello della velocità, che col tempo e gli infortuni diventa un tarlo, un interrogativo: solo in pedana a saltare o anche in pista da sprinter? Solo 200 o anche 400?

Qualche mese fa la rinuncia definitiva al lungo per dedicarsi anima e corpo alla velocità, ai 200 metri. Howe si riscopre sprinter (”ho bisogno di certezze” spiegò) e la vittoria al Golden Gala di Roma su questa distanza aveva riportato il sorriso e riacceso le speranza in vista di Daegu. Ora questa nuova tegola lo costringe a ripartire, sperando che il futuro di Howe sia ancora sulle piste d’atletica.

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