Jeremy Menez non ha avuto un’infanzia facile. “Houdini” è cresciuto tra malavita, prostitute, problemi d’integrazione e povertà. Lo scenario della banlieu 94, la più pericolosa di Parigi, mette i brividi.
Menez si è fatto grande presto e ha saputo prendere la vita di petto, da uomo vero. Il calcio lo ha tolto dalla strada, il talento lo ha salvato da una vita da spacciatore o ladro.
Il diavolo e l’acqua santa. Menez è andato a giocare nella bomboniera di Montecarlo e è diventato un campione. Da lì il mancato accordo con il Manchester United e l’approdo alla Roma.
Il primo anno nella Capitale è stato difficile. Tanta panchina e incomprensioni con Luciano Spalletti. Solo una gemma: la magia di Verona contro il Chievo.
Secondo anno costellato da tanti rimproveri e una crescita esponenziale. Non abbastanza da convincere Raymond Domenech a portarlo al Mondiale.
Inizia ora la sua terza stagione giallorossa. E’ uno dei leader del gruppo ed è stato il migliore del ritiro di Riscone di Brunico. Laurant Blanc è pronto a chiamarlo in Nazionale.
E come nelle migliori favole sabato “Fenomenez” torna tra la sua gente a Parigi. Menez non ha mai dimenticato le sue origini ed è pronto a regalare sogni alla sua gente. Sogni che sanno di riscatto sociale.
Complimenti Menez.
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