Ben tornato Turbo Paris! A 34 anni e dopo 21 mesi di digiuno l’azzurro ha trionfato sabato in Val Gardena, dove aveva esordito nel 2008.
L’Italia non vinceva in discesa da 22 anni. Finalmente la mitica Saslong, icona della Val Gardena, si è tinta di azzurro. Il meranese aveva pronosticato: ”Un giorno qui vincerò “.
Ci è riuscito, ha impiegato 15 anni ma ce l’ha fatta.La vittoria in Val Gardena ha un profumo speciale perché è arrivata a 34 anni,8 mesi e 2 giorni e perché è stata centrata dopo una stagione difficile, sicuramente da vendicare.
Ha domato la lingua di ghiaccio lunga 3.446 metri rifilando 44/100 al vichingo Kilde e 92/100 al vincitore delle ultime 2 Coppe Generali lo svizzero Marco Odermat. Ma Odermat si è subito rifatto vincendo il Gigante domenicale in Alta Badia, allungando così la classifica generale di Coppa del Mondo salendo a 356 punti. Ma Paris è meritatamente nella top Ten.
UNA ATTESA DI 22 ANNI
Il trionfo di Dominik Paris ha un significato importante: colma il vuoto di 22 anni lasciato da Kristian Ghedina il quale ha commentato: “Sinceramente non me l’aspettavo perché Domme ha sempre fatto fatica a digerire la Saslong. Però è un discesista completo, con grandissime qualità e quando è concentrato può andare forte su ogni tracciato. Dominik è uno sciatore aggressivo che spinge molto, per questo è fortissimo sul ghiaccio vivo come a Bormio, perché riesce a controllare meglio le traiettorie “.
LE 22 VITTORIE DI DOMME
Dominik Paris è il terzo azzurro per vittorie dopo Alberto Tomba (50) e Gustavo Toeni (24): 18 in discesa e 4 in SuperG. In discesa meglio di lui solo Franz Klammer (25) e Peter Müller (19).
Dominik sabato ha disputato la 250esima gara nel massimo circuito. Primo podio il 29 gennaio 2001 ( discesa di Chamonix). Primo successo il 29 dicembre 2002 nella discesa di Bormio. In carriera, oltre alle 22 vittorie, vanta anche 11 secondi e 11 terzi posti. Nel suo palmares anche l’oro e l’argento ai Mondiali e ben 4 Olimpiadi.
Ha commentato: ”La fortuna ci ha messo del suo: la pioggia e poi la neve hanno creato un fondo un po’ diverso del solito, molto più naturale rispetto alla neve secca e artificiale. Mi sono sentito in fiducia e credo di avere interpretato bene i salti, particolarmente alti. Quando sono arrivato al traguardo e ho visto che ero primo non volevo credere. Se penso al ritiro? No, proprio per come è andata lo scorso anno. Non può certo finire così. E questo mi ha dato ancora più motivazione per il futuro. Ho ancora tanto da dare”.
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