Come sta il ciclismo italiano? Bene le donne, così così gli uomini. A margine della presentazione del Giro d’Italia women (7-14 luglio,856 km, 8 tappe ,partenza da Brescia e arrivo all’L’Aquila) se ne è parlato diffusamente. Questi sono i giorni in cui si formano le squadre di professionisti per l’anno prossimo. Giorni di trattative, di scambi, di investimenti.
NUMERI IMPIETOSI PER L’ITALBICI MASCHILE – Il 2023 non è stato un anno da ricordare. Dal 2021 non vinciamo una classica e dal 2016 uno dei grandi Giri. La stagione ciclistica è stata dominata dagli uomini Jumbo-Visma cioè Vingegaard,Roglic e Kuss. La classifica per Nazioni di fine anno ufficializzata dalla UCI (Unione Ciclistica Internazionale) con la quale si stabilisce il numero di corridori che ogni Paese potrà schierare ai Giochi di Parigi 2024,l’Italia è relegata all’ottavo posto.
Quindi significa che alle Olimpiadi potremo presentare solo 3 corridori. Per intenderci: le prime 5 ne avranno 4. Cioè: Belgio, Danimarca, Slovenia, Gran Bretagna, Francia. Ma c’è dell’altro: è la settima stagione che portiamo a termine senza avere un team di serie A; l’ultima squadra fu la Lampre nel 2016. Per noi solo 13 successi nelle prove di serie A, tutti ottenuti in frazioni di corse a tappe. Non vinciamo una corsa Monumento dal 2021 (Colbrelli alla Parigi-Roubaix). Mentre quest’anno quelli che ci sono andati vicini sono stati Filippo Ganna (secondo alla San Remo, sesto alla Roubaix) e Andrea Bagioli (secondo al Lombardia).
Per quanto riguarda i Grandi Giri il bilancio è negativo: l’ultimo a regalarci il Giro d’Italia è stato Vincenzo Nibali nel 2016 così come sempre suo è l’ultimo acuto di tappa ottenuto sulle strade del Tour. Morale: ora sono 85 le tappe di digiuno sulle strade della Grande Boucle. E non è nemmeno un momento felice per il numero dei corridori impegnati nella massima serie. Nel 2004 le squadre ammesse alla categoria World-Team erano 30, 6 delle quali italiane. Gran parte di quei 30 team erano a carattere nazionale: i corridori italiani erano 110, 83 dei quali presenti in formazioni nazionali mentre gli altri 27 “forestieri” (report Pier Augusto Stagi).
Quest’anno i corridori italiani nei team di massima divisione – il cui numero nel frattempo si è assestato a 18 – sono stati 55; esattamente la metà di 20 anni fa. L’ITALBICI è appesa solo (o quasi) a super Pippo Ganna e per la prima volta è retrocessa alle Olimpiadi. Consola il fatto che a fine stagione ci sono state buone prestazioni. Protagonisti: Antonio Tiberi, Davide Formolo, Filippo Zana, Alberto Dainese, Lorenzo Rota e i sempiterni Elia Viviani e Matteo Trentin.
LE RAGAZZE D’ITALIA – L’ex Ct Davide Cassani non ci sta a parlare di crisi del ciclismo italiano. E dice: ”Si, le difficoltà sono principalmente del ciclismo maschile su strada. Ma se andiamo a guardare lo stato di salute del ciclismo femminile la situazione è decisamente ottima”. E Cassani cita cinque Azzurre da podio: Elisa Longo Borghini, la cremonese Marta Cavalli, Chiara Consoni, Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini. Senza dimenticare altre fortissime anche su pista come Martina Fidanza, Martina Alzini, Letizia Paternoster. Cassani ammette: ”Queste ragazze sono il nostro orgoglio e la nostra speranza olimpica. A dimostrazione di un movimento che in questi ultimi 10 anni è cresciuto moltissimo. Così come il Giro d’Italia che avrà al via le più forti atlete del mondo”.