Blatter-Fifa. Chuck Blazer, la gola profonda che amava il lusso sfrenato

Blatter-Fifa. Chuck Blazer, la gola profonda che amava il lusso sfrenato
Blatter-Fifa. Chuck Blazer, la gola profonda che amava il lusso sfrenato

ROMA – Blatter-Fifa. Il pentito Chuck Blazer, gola profonda per l’Fbi. Chi ha incastrato Blatter? Per ora nessuno, visto che nonostante gli arresti ai vertici della Fifa, al momento contro il suo dominus indiscusso non è stata formulata alcuna accusa, è solo iscritto nel registro degli indagati delle autorità americane. L’Fbi, però, è sulle tracce della Fifa dalla fine del 2011. La gestione dei miliardi di dollari delle casse della Fifa è descritta dal ministro della Giustizia Usa Loretta Linch nei termini con cui di solito ci si approccia ai clan mafiosi o ai cartelli colombiani.

Dal novembre 2011 però, l’Fbi ha un asso nella manica, un insider, una gola profonda: è Chuck Blazer, un omone che ha salito la scala del potere nella Fifa, potere che negli anni d’oro gli consente di dialogare con Bill Clinton, scherzare con Putin per il quale assomiglia a Karl Marx, muovere a suo piacimento dollari e diritti televisivi. Si fa un nome, non si cura della reputazione: è chiamato Mr 10%, la presunta stecca per ogni affare, ogni appalto. Non disdegna il lusso e non fa nulla per nascondersi: “Beveva, mangiava e spendeva senza ritegno come se non ci fosse un domani”, ha rivelato il Daily News.

Dai prestigiosi uffici alla Trump Tower di Manhattan saliva nel suo appartamento privato al 49° piano da 18mila dollari al mese, giusto accanto a quello riservato ai suoi adorati gatti (altri 6mila dollari). Fino a una sera di novembre del 2011. Quando, come Al Capone con il Fisco, cade nelle mani dell’Fbi. Una vera spy story quella raccontata da Massimo Lopes Pega sulla Gazzetta dello Sport. Blazer, attualmente è degente in ospedale per un grave tumore al colon.

Una sera del novembre 2011 gli agenti si erano presentati al suo tavolo dell’Elaine, il ristorante dell’Upper East Side frequentato da Woody Allen, e gli avevano posto un semplice quesito: «Ti portiamo via in manette adesso o preferisci collaborare con noi?». Blazer rischiava almeno vent’anni di carcere e decise di collaborare. Fu così che diventò una spia. La sua prima missione è a Londra, alla vigilia dei Giochi del 2012 [venendo poi sostituito nell’Esecutivo FIFA dal connazionale e presidente della USSF, Sunil Gulati, NdR].

Organizza meeting ad altissimo livello. Sfilano davanti a lui anche Anton Baranov, il segretario di Vitali Mutko, ministro dello sport russo, e Alexy Sorokin, il capo del comitato di Russia 2018 (per questo i russi protestano e forse tremano). Il gesto sempre lo stesso, Chuck mette sul tavolo il portachiavi che nell’incavo nasconde un microfono e registra ore di conversazioni. Ci vogliono quasi tre anni di indagini, ma grazie alle sue soffiate ora sono scattate le manette per 14 persone. Non c’è Sepp Blatter, ma Blazer tempo fa disse a un confidente: «È dal 2011 che non mette piede negli Usa: ha paura». (Massimo Lopes Pegna, Gazzetta dello Sport).

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