Bonucci racconta i retroscena dell’addio alla Juventus in un’intervista esclusiva a Mediaset. “Ho letto e sentito cose non vere dette dalla società e dall’allenatore (Allegri, ndr). È falso che a ottobre e a febbraio mi era stata comunicata la volontà di interrompere il rapporto alla fine della stagione. Anzi, a fine maggio avevo dato la mia disponibilità per essere la quinta/sesta scelta in difesa, a fare la chioccia”.
L’addio alla Juventus, Bonucci racconta la (sua) verità
“Ho annusato qualcosa – ha proseguito Bonucci – solo leggendolo sui giornali, fino a quando il 13 luglio Giuntoli e Manna mi hanno comunicato, venendo a casa mia, che non avrei più fatto parte della rosa della Juventus e che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra. Questa è stata l’umiliazione che ho subito dopo 500 e passa partite in bianconero. Ho apprezzato la solidarietà di tanti giocatori, anche attuali, della Juve e di altre società. Tutti mi hanno manifestato la loro vicinanza per il comportamento irrispettoso della società”.
I motivi della causa
L’ex capitano della Juventus lancia attacchi precisi diretti a chi lo ha voluto cacciare: “Porto avanti la causa perché le persone che dovevano farmi chiudere la carriera in bianconero in modo rispettoso e degno non l’hanno fatto”. E ancora: “È la seconda volta che sono costretto a lasciare la Juve per la presa di posizione di un singolo…”. E quando l’intervistatore gli chiede di chi si tratta, Bonucci risponde: “È sotto gli occhi di tutti che non ho mai avuto il rapporto che avrei voluto con l’allenatore”. Da questa rottura totale nasce la scelta di proseguire per vie legali: “Avevo diritto ad allenarmi con la squadra a prescindere dalla scelta tecnica: non mi è stato concesso. Mi sono sentito svuotato di tutto”. Una questione di principio, dunque, e non legata al denaro: “Se dovessi vincere, devolverò tutto in beneficenza”.