Bravo Tagliavento ma non rimanga un’eccezione

L'arbitro Tagliavento

Tagliavento ha fatto bene, ma ancora meglio sarà se il metro utilizzato da lui diventerà da qui in avanti il metro utilizzato da tutti gli arbitri, in ogni partita, e qualunque sia il prestigio e la forza di persuasione occulta delle squadre (e dei singoli giocatori) coinvolti.

Discorso analogo si può fare per la stangata del giudice sportivo. In attesa di capire cosa è successo veramente nel tunnel che porta agli spogliatoi, magari con qualche testimonianza decisiva dei giocatori della Sampdoria (per ora ha parlato solo Palombo, che non ha visto nulla), ci si concentra sulle tre giornate a Mourinho.

Anche queste, ci stanno: per le reazioni scomposte, e per quel gesto ormai entrato nella storia, con la chiara allusione alla teoria del complotto.

Rimane anche qui il dubbio: giusto punire quel gesto allusivo, ma questa punizione arriva dopo che altri tesserati, ad esempio quelli della Roma (De Rossi su tutti, ma anche la Sensi, Totti, e con toni meno clamorosi Spalletti), per un anno e passa si sono lamentati in maniera molto più esplicita, e verbalmente violenta.

Senza allusioni criptiche, ma con la precisa denuncia di essere stati derubati di uno scudetto che a loro dire i poteri forti (quali?) hanno voluto regalare all’Inter.

Se il gesto delle manette, arrivato dopo un mese di frecciate e frasi non troppo oscure come quella sullo “strano odore” pronunciata nel post-partita dell’ultimo derby, merita tre giornate, quante ne avrebbero meritate parole come queste?

“Fra due anni ci si ricorderà solo della classifica, non della storia di questa stagione. Credo sia giusto soffermarsi su quanto avvenuto, sul perchè non abbiamo vinto. Lo scudetto non l’abbiamo perso a Catania.

La differenza l’hanno fatta i due mesi in cui i nerazzurri erano in difficoltà, ma sono riusciti a vincere 9 partite su 10 e tutti sappiamo come” (Daniele De Rossi, maggio 2008). Di squalifiche, in quel caso, neanche l’ombra.

Non è un modo per giustificare né Mourinho né l’Inter, che anzi a nostro modo di vedere sono i responsabili principali di quanto sta accadendo: sono i più forti, da anni non hanno rivali, diano il buon esempio.

Ma se è vero che Tagliavento non ha sbagliato nulla, è altrettanto vero che il suo metro di arbitraggio è stata un’eccezione, per la tradizione del nostro campionato.

Un’eccezione che, repetita iuvant, noi speriamo diventi la regola, insieme ad altre regole che sembrano tanto banali ma in Italia sono un’utopia.

Invece siamo pronti a scommettere che, nelle prossime settimane, le proteste dell’Inter, non tanto quelle scomposte viste in campo, quanto quelle di sicuro più morigerate espresse da Moratti nella telefonata ad Abete (altra pessima usanza del nostro calcio, che andrebbe proibita per legge), frutteranno ai nerazzurri un minimo di benevolenza, nell’ottica di un’inaccettabile quanto prevedibile compensazione.

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