Calcio: mai esagerare con i colpi di testa, fa male al cervello. E i neurologi chiedono il caschetto obbligatorio

Cristian Chivu

Immaginate di essere in piedi e vedervi arrivare dall’alto un corpo tondeggiante di 70 centimetri di circonferenza dal peso di 450 grammi che viaggia ad una velocità tra 50 e 80 km l’ora e che possiede un’energia cinetica – vale a dire la massa moltiplicata per la velocità al quadrato, diviso per due – pari a un peso di circa 80 kg.

Se tentaste di fermarlo – dice a La Stampa Ezio Giacobini dell’università di Ginevra – vi rendereste subito conto che pesa molto di più delle poche centinaia di grammi che possiede da fermo.

E’ ciò che accade, in termini di fisica, in tutte le partite, quando un calciatore blocca e rilancia con un colpo di testa un pallone in arrivo, per esempio, dall’altra metà campo.

Se si pensa che un professionista colpisce la palla di testa in media 5 volte per partita, e fino a oltre 250 durante una stagione, non vi stupitereste del fatto che diversi studi norvegesi abbiano dimostrato che il 35% tra i 70 giocatori della nazionale rivela un elettroencefalogramma e una Tac cerebrale anormale.

I giocatori che più di frequente ricorrono ai colpi di testa, come gli stopper e i centravanti da sfondamento, sono i più soggetti a problemi neurologici, come disturbi della memoria e della percezione visiva.

Tra i giocatori olandesi, attivi e in «pensione, oltre un terzo presenta sintomi neurologici quali mal di testa, capogiro, irritabilità. Secondo il neurologo olandese Eric Matser dell’Universita di Amsterdam fermare con un colpo di testa una palla che viaggia a 65 km l’ora equivale allo scontrarsi con un’auto in movimento a 50 km l’ora.

Due studi – il primo in Norvegia su 535 calciatori e il secondo in Svezia su 44 calciatrici – hanno riscontrato un aumento nel sangue di alcune proteine caratteristiche dei danni cerebrali. Nella ricerca svedese l’aumento di queste sostanze era proporzionale al numero dei colpi di testa o dei traumi cranici subiti durante le partite.

Se nel calcio il numero e l’entità di contusioni e commozioni cerebrali lievi per partita o stagione non sono facilmente elaborabili, alcune statistiche condotte negli Usa in un arco di 10 anni hanno evidenziato 87 mila casi di traumi cranici, mentre nel football americano si sale a 204 mila e nell’hockey si è a 17 mila. E’ significativo, però, che nel calcio i problemi siano del 200% più gravi.

Sulla base di ulteriori studi la federazione calcistica olandese ha quindi proibito i colpi di testa per i calciatori di età inferiore a 16 anni, sia in partita sia in allenamento.

La delicatezza del problema è stata sottolineata da un articolo nella rivista «Lancet Neurology»: molti neurologi americani, studiosi di Alzheimer, hanno chiesto l’introduzione massiccia di nuove misure di prevenzione, come i caschi protettivi già in uso nei club giovanili dei college e nel calcio professionista femmminile. La possibilità che i traumi cerebrali ripetuti rappresentino un rischio per lo sviluppo di gravi malattie neurodegenerative quali Parkinson e Alzheimer – hanno spiegato – rappresenta una questione reale.

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