Calcio scommesse, “marchio” italiano? Tutti gli indagati e le partite sospette

Andrea Agnelli e Antonio Conte (Lapresse)

ROMA – Le conseguenze dell’inchiesta sul calcio scommesse portata avanti dalle procure di Cremona e di Bari e dalla procura federale della Fgci rischiano di toccare tutto il mondo del pallone italiano, dai prossimi Europei fino ai campionati di Lega Pro. Questo a prescindere dal fatto che un processo riesca a dimostrare la colpevolezza dei calciatori e delle società indagate. Le prime pesanti sanzioni arriveranno entro i primi di agosto dalla giustizia sportiva, nella quale è l’imputato che deve dimostrare la sua innocenza e non il contrario.

“Questa volta è peggio del 2006. Almeno per me”, ha sintetizzato Daniele De Rossi, “Questa volta è più eclatante, con la polizia dentro Coverciano e persone che conosco arrestate. Andiamo all’Europeo con un marchio di fabbrica“. Alle 6.25 del mattino le auto della polizia sono entrate nel ritiro della Nazionale a Coverciano. Due nazionali indagati – Domenico Criscito e Leonardo Bonucci, il primo resta a casa e non andrà agli Europei – insieme ad un ex illustre, Bobo Vieri, l’allenatore della Juve campione d’Italia Antoni Conte accusato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva, il capitano della Lazio Stefano Mauri in carcere con l’accusa di essersi venduto almeno due partite della sua squadra, il presidente del Siena Massimo Mezzaroma perquisito perché accusato di aver pagato due giocatori di una squadra avversaria. Giovanni Trapattoni, il vecchio Trap, che nel mondo del pallone ne ha viste tante, dice solo una parola: “Devastante”. “E’ una giornata amara”, sono invece le parole del presidente della Figc Abete, che ora chiede giustizia veloce e in fretta mentre il ministro della Giustizia Paola Severino parla di “un fenomeno che va stroncato con tutta la decisione possibile, perché incide sulla nostra società in maniera estremamente negativa”.

Con i provvedimenti di oggi – non certo “a orologeria”, come più d’uno pensa nel mondo del calcio anche se non lo dice esplicitamente, visto che erano già stati rinviati più volte e non certo per esigenze investigative – la procura di Cremona chiude la terza fase dell’inchiesta nata più di un anno fa da un sonnifero messo dal portiere Marco Paoloni nelle borracce dei compagni di squadra della Cremonese: un’indagine che ha già portato in carcere nomi noti – da Signori a Doni – e costretto la giustizia sportiva a riscrivere le classifiche. Cosa che il procuratore federale Stefano Palazzi dovrà fare anche stavolta, visto il coinvolgimento piuttosto chiaro di Lazio, Genoa, Siena e Lecce.

I provvedimenti del gip Guido Salvini sono 19. In carcere finiscono 8 giocatori – oltre a Mauri, i nomi più in vista sono l’ex giocatore del Genoa ora al Padova Omar Milanetto e l’attaccante della Sampdoria (ex Novara) Cristian Bertani – mentre per altri tre sono stati disposti gli arresti domiciliari (tra loro Joelson) e l’obbligo di presentarsi all’autorità giudiziaria (Conteh e Ruopolo). In manette anche tre soggetti vicini ai calciatori e cinque ungheresi: secondo gli inquirenti sono la “cellula” che ha sostituito il gruppo degli “zingari” decimato dagli arresti dei mesi scorsi.

Resta invece a piede libero l’attaccante del Genoa Giuseppe Sculli. Per lui la procura aveva chiesto l’arresto in quanto sarebbe stato al corrente delle combine sulle partite della sua squadra e avrebbe organizzato una raccolta di fondi per le scommesse. Pur non accogliendo la richiesta, il Gip ha però sottolineato la “consuetudine di Sculli” ad un certo tipo di comportamenti tali da “far ritenere stabile una sua disponibilità”.

Ai provvedimenti del Gip si aggiungono 30 perquisizioni disposte dal pm Roberto Di Martino nei confronti di altrettanti indagati: Conte, Criscito e Mezzaroma, appunto, ma anche di altri giocatori ed ex giocatori – da Sergio Pellissier del Chievo a Bobo Vieri – e di dirigenti. Che negano un loro coinvolgimento, anche se le carte in mano agli inquirenti dicono il contrario. C’è poi un capitolo dell’indagine che chiama nuovamente in causa Beppe Signori: l’ex attaccante della Nazionale già finito in carcere a giugno è accusato di riciclaggio insieme ad altre tre persone. Sui loro conti in Svizzera sarebbero finiti soldi provenienti dall’organizzazione, frutto della vincita delle partite truccate. Gli inquirenti hanno infatti rintracciato grazie alla rogatoria due versamenti, uno da 289mila euro e uno da 435mila, finiti sul conto di una società con sede a Panama e poi smistati sui conti di Signori e dei suoi amici.

Al di là dei numeri, quel che impressiona è lo spaccato che emerge dall’inchiesta e che il Gip sintetizza con un concetto molto chiaro: “inquinamento etico”. “L’insieme degli atti d’indagine, si pensi solo al numero dei giocatori e delle partite coinvolte e all’esistenza di accordi non solo tra singoli giocatori ma addirittura tra intere squadre – scrive Salvini nell’ordinanza – testimonia che l’inquinamento etico del mondo dei calciatori e forse anche di alcuni dirigenti non è stato episodico ma diffuso e “culturalmente” accettato, in spregio ai principi di lealtà sportiva nei confronti dei tifosi innanzitutto”. Ma non basta: “Non è sbagliato affermare che trafficanti come Ilievsky (uno dei capi degli ‘zingari’, ndr) o gli ungheresi di Zoltan Kenesey (capo degli ungheresi, arrestato, ndr) e i loro referenti asiatici, non abbiano introdotto il virus della corruzione in un ambiente pulito ma abbiano stimolato, fornito strumenti operativi e moltiplicato scelte di disonestà sportiva già mature”.

In sostanza, conclude Salvini, “abbiano seminato un campo che era già dissodato e pronto ad accoglierli”. Dunque non è un caso che le indagini, ancora una volta, non sono concluse. Nelle perquisizioni sono stati sequestrati pc, telefoni ed estratti conto bancari, che dovranno essere analizzati. E non è affatto escluso che nei prossimi giorni possano esserci interrogatori eccellenti. “Solo una parte dello scenario retrostante l’intervento nelle partite più importanti è venuto alla luce” conferma il Gip nell’ordinanza. E il procuratore Roberto di Martino aggiunge: “Il coinvolgimento delle società? Allo stato non possiamo escludere nulla”. Dunque, le auto della polizia escono da Coverciano, ma non è ancora finita.

La reazione di Andrea Agnelli e di Antonio Conte. Agnelli: “Antonio Conte è e sarà il nostro allenatore. Dai fatti che ho avuto modo di leggere, il ruolo che sarebbe attribuito ad Antonio e’ vicino all’insignificante. Conosco Conte da 20 anni e i suoi valori, che sono di onestà, integrità e lealtà, glieli ho visti applicati all’inizio della sua carriera di giocatore, quando ha cominciato ad allenare, e oggi da allenatore della Juventus. Voglio bloccare sul nascere tutte le illazioni, Antonio è e sarà il nostro allenatore. L’anno prossimo abbiamo una Champions da giocare e Antonio sarà colui che ci guiderà”.

Conte: ”Sono stato indagato per associazione a delinquere, ho avuto una perquisizione in casa e io non c’ero neanche. Ho letto il provvedimento, ho visto le poche parole scritte e la prima domanda che mi sono posto è: come mai non sono stato chiamato dal pm di Cremona prima di subire una perquisizione e di diventare un indagato? La mia storia parla abbastanza chiaro: ho sempre dimostrato integrità morale, onestà, correttezza in tutte le situazioni, sia da calciatore sia da tecnico”. L’allenatore della Juventus ha ricordato di avere ”subito un’aggressione a bastonate, davanti a mia figlia di due anni ed a mia moglie, per la mia integrità morale, per la mia onestà”. ”Mi sarei aspettato di essere sentito prima di adottare determinati provvedimenti”, ha aggiunto Conte chiudendo con un ”Buone vacanze a tutti, perché le mie saranno buone sicuramente buone vacanze”.

La difesa di Leonardo Bonucci: “Le affermazioni di Andrea Masiello sono assolutamente false, perché la settimana prima della partita ero stato lontano dalla squadra in quanto convocato in Nazionale. Escludo categoricamente di aver ricevuto queste proposte”. Ascoltato l’8 marzo scorso come testimone dalla procura di Bari, l’ex biancorosso Leonardo Bonucci ha respinto le affermazioni dell’ex compagno di squadra Masiello. E’ quanto emerge dal fascicolo barese sul calcioscommesse che il 2 aprile scorso ha portato all’arresto di Masiello.

Le lacrime di Criscito:

“Chi mi ripagherà di questo Europeo perso, quando sarà tutto chiarito?”. Domenico Criscito era talmente certo della sua innocenza, stamattina alla sua alba più triste, da far strani pensieri assieme alle lacrime che non ha saputo trattenere, una volta rimasto solo in camera. L’Europeo perso, certo, e l’occasione che non torna più. E poi l’amarezza di un colpo inatteso. “Dite ai pm che voglio essere sentito subito”, ha poi raccomandato ai suoi legali il giocatore azzurro dello Zenit, quando Cesare Prandelli gli aveva gia’ comunicato l’esclusione dall’Europeo.

I due avvocati, arrivati a Coverciano a mezza mattina quando le due auto dello SCO erano già tornate a casa con i verbali della comunicazione, saranno domani a Cremona per chiedere un incontro urgente. Troppo tardi per recuperare l’Europeo, e riavere la maglia azzurra che stamattina il 25enne difensore di Cercola ha regalato a Fabio Pisacane, uno dei due che i tentativi di combine li ha denunciati. “Prendila tu, Fabio, che io all’Europeo non vado più”, ha detto al vecchio amico napoletano, compagno di squadra anche al Genoa. “Quel che mi dà davvero fastidio – ha spiegato Criscito – è che quest’avviso è arrivato solo ora. Fosse stato 15 giorni fa, avrei avuto tempo per spiegare ai pm. E andare all’Europeo. Io a quel pranzo ripreso dalla foto sono andato per incontrare i tifosi dopo un derby perso, nient’altro”. Avrebbe voluto già spiegarlo ai 5 funzionari dello SCO che si sono presentati alle 6,20 di stamattina al cancello di Coverciano. Hanno suonato svegliando la guardia, poi alla reception hanno chiesto di Criscito. Gli addetti del centro tecnico hanno prima chiamato il segretario della nazionale, Mauro Vladovich, che ha svegliato il giocatore. E con lui involontariamente Ranocchia, compagno di stanza. “Pensavamo a uno scherzo”, racconteranno poi in coro i due. Ma intanto i poliziotti, su mandato dei pm di Cremona, stavano perquisendo anche la casa di Genova, la moglie Pamela ad aprir loro la porta.

A Firenze, gli uomini mandati da De Martino hanno letto il capo d’imputazione (associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva) e in quasi tre ore hanno verbalizzato tutto, prima di andarsene. A quel punto è cominciato il vero frullatore di Criscito. La telefonata alla moglie per rassicurarla da quella trasmissione Rai che aveva parlato di arresto, quella al procuratore Andrea D’Amico, poi con gli occhi lucidi dal pianto il colloquio breve con Prandelli; ma prima, pochi minuti senza riuscire a parlare, il ragazzo e il suo ct.

In quel momento i compagni si preparavano a scendere in campo per l’allenamento senza di lui. Segno premonitore della scelta definitiva dell’esclusione. Criscito a quel punto ha convocato i suoi avvocati in ritiro per fissare una linea difensiva, poi è sceso nello spogliatoio di Coverciano: “Ragazzi, mi dispiace. Per me, e per lo spogliatoio: ma sono estraneo, assolutamente estraneo”. E lì la commozione di tutti non ha avuto argini, tra gli abbracci reciproci.

“Non è da me fare queste cose. Per fortuna non ho bisogno di soldi, 20, 30, 40 mila euro non so quanti erano – spiegherà poi a Rtl, dopo il pranzo a Coverciano, appena ripresa la strada di casa in macchina -. Faccio un mestiere che ho sempre sognato fin da piccolo e non me lo voglio rovinare per certe cavolate”. Cavolata, per lui, è quel pranzo ripreso da foto degli investigatori. “Ci siamo sentiti al telefono, volevano incontrarmi per quello che era successo la domenica prima e chiarire alcune cose perché comunque c’è un rapporto di amicizia tra giocatore e capo ultra’ – racconta ancora il difensore -. Perché comunque le persone con cui ho parlato erano miei amici, sono miei amici e volevano solo chiarire. Nel derby del 2011 durante il quale ci avevano contestato tutto il secondo tempo e poi e’ scoppiata la rabbia quando abbiamo fatto gol all’ultimo secondo e qualche giocatore deve aver detto qualche parola di troppo”. E’ il derby per il quale Milanetto, allora al Genoa e stamane arrestato, sarà costretto a lasciare Genova. “Io conoscevo i due ultra’ che mi hanno detto che era un bosniaco che non conosco assolutamente e non l’ho neanche conosciuto quel giorno. Sinceramente, che io ricordi, non ci ho mai parlato”.

Cosa rischiano i club. A finire nel mirino della giustizia sportiva saranno di conseguenza anche le società, in primis Lazio, Genoa e Siena e Lecce. Le prime due, che potrebbero essere coinvolte per responsabilità oggettiva, hanno di fronte scenari foschi anche se per ora del tutto ipotetici. Il club di Lotito, a seguito di quanto sarebbe avvenuto a fine campionato scorso nelle partite Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, rischia penalizzazioni che significherebbero o l’esclusione dalla Europa League o una partenza ad handicap nella prossima stagione. La società rossoblù, salvatasi all’ultima giornata, potrebbe vedere vanificati gli sforzi per restare in serie A. Più complessa, e rischiosa, la situazione del Siena. Sono diverse le partite sospette che hanno coinvolto la società toscana e gli inquirenti ipotizzano il coinvolgimento diretto dei dirigenti bianconeri nelle combine. In questo caso, se fosse riconosciuta la responsabilità diretta, il club toscano finirebbe sicuramente in B, con ulteriore penalizzazione. Al Lecce retrocesso sul campo in serie B, dovesse essere riconosciuta la responsabilità diretta potrebbe scivolare ancora più giù, in Lega Pro.

Tra le società di serie A, l’Udinese potrebbe essere chiamata in causa per sospetta combine di un incontro con il Bari della stagione 2009-2010, finita 3-3, vicenda per la quale è indagato Leonardo Bonucci, e vari altri giocatori che militavano nella squadra pugliese. Per quanto riguarda i singoli, le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip di Cremona nei confronti di Stefano Mauri (Lazio) e Omar Milanetto (ex Genoa) con l’accusa di aver agito per manipolare risultati di varie partite mettono una pesante ipoteca sul loro futuro sportivo. Entrambi rischiano pesanti squalifiche, fino alla radiazione. Anche gli indagati, tra i quali Criscito, Sculli, Kaladze e Bonucci – accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva – hanno di fronte lo spettro della squalifica. Spicca tra gli indagati il nome Antonio Conte, quale ex tecnico del Siena. L’allenatore potrebbe a sua volta essere squalificato per un lungo periodo e quindi teoricamente la Juve potrebbe essere costretta a cambiare allenatore.

Se il Genoa è uno strano crocevia di persone e situazioni legate all’inchiesta sul calcio scommesse, fa pensare la formazione del Modena del 2002-03: in rosa ci sono Stefano Mauri, Omar Milanetto e Giuseppe Sculli.

Maurizio Beretta minimizza: ”Sono episodi minoritari rispetto al fenomeno complessivo del grande calcio di serie A che è una realta’ molto più ampia e importante”

Le partite nel mirino. Sette partite di serie A e 17 di serie B sono finite sotto la lente dei magistrati di Cremona per presunte combine e vengono citate nei provvedimenti emessi dal Gip della città lombarda eseguiti all’alba di oggi. Almeno per la serie A, non sono emersi incontri nuovi, di cui non si era mai parlato. Perché anche Inter-Lecce, a cui fa riferimento Ivan Tisci in un verbale, era già stata menzionata.

Ecco l’elenco delle partite sospette: – Napoli-Sampdoria 4-0, 30 gennaio 2011 Vittoria larga dei partenopei (con tripletta di Cavani) che segnano due reti per tempo. L’uruguaiano apre il suo pomeriggio di gloria gia’ al 16′, servito da Lavezzi. Al 45′ Cavani si procura un rigore (che poi lui stesso trasforma). Su un lancio di Hamsik, Accardi lo aggancia e l’arbitro Rocchi fischia. Al 3′ della ripresa ecco il 3-0: sulla sinistra Lavezzi brucia in due avversari e dal fondo serve Hamsik che insacca. Cavani completa la goleada all’11’, con una conclusione a due passi da Curci, servito ancora da un liberissimo Hamsik.

– Brescia-Bari 2-0, 6 febbraio 2011. Alla 24/a giornata si affrontano le ultime due formazioni nella classifica (retrocederanno entrambe). I tre punti vanno ai padroni di casa grazie alle reti di Diamanti su rigore e di Caracciolo nei minuti di recupero, che conclude un contropiede battendo Gillet con un tiro in diagonale. Con questa vittoria il Brescia scavalca il Cesena (22 punti contro 21).

– Brescia-Lecce 2-2, 27 febbraio 2011 Parte da due gol di vantaggio il Brescia. Ma si fa rimontare dal Lecce. Caracciolo e Zoboli segnano nel giro di tre minuti, tra 17′ e 19′, con colpi di testa analoghi. Il gol che riapre la partita arriva alla mezzora ed e’ di Corvia, che proviene dal vivaio della Roma. Il pari lo segna Munari al 25′ della ripresa, con un’azione personale. Ma e’ finale caos per il gol segnato da Caracciolo e annullato da Morganti, per un fuorigioco che i bresciani reputano inesistente.

– Bari-Sampdoria 0-1, 23 aprile 2011 Arbitra Gervasoni, di Mantova. La 34/a giornata emette il primo verdetto: Bari retrocesso. La Samp, invece, continua sperare dopo aver colto su rigore un successo importantissimo. Lo realizza Pozzi al 14′ del secondo tempo, trasformando dal dischetto il penalty fischiato per un contatto in area (non clamoroso) tra il barese Huseklepp e Poli.

– Palermo-Bari 2-1, 7 maggio 2011 Fini’ 2-1, con il vantaggio degli ospiti, gia’ certi della retrocessione, con Bentivoglio, poi il pareggio ed il sorpasso dei rosanero, favoriti anche da una svista arbitrale, visto che il gol dell’1-1 Miccoli lo segno’ in sospetto fuorigioco. L’ex ‘Romario del Salento’, che contro il Bari gioca sempre un suo derby personale, fu protagonista anche di un altro episodio, il rigore non trasformato al 19′ st, calciato in modo maldestro.

– Lazio-Genoa 4-2, 14 maggio 2011 Una partita dai due volti, al punto che il team di casa venne definito da alcuni ”squadra bifronte”. Tanto indisponente nei primi 45′, quanto arrembante nella ripresa, quando nel giro di venti minuti Hernanes (doppietta) e compagni misero a segno tre reti. In gol ando’ anche Rocchi. In tutte e tre le circostanze la difesa del Genoa non apparve irreprensibile. Di sicuro nel primo tempo fu una delle peggiori Lazio della stagione, nei secondi 45′ cambio’ a 360 gradi e divenne la formazione con la bava alla bocca. Pero’ non tutto funziono’ a dovere, ci fu quell’ultima distrazione all’89’, quando un tiro di Criscito venne spizzato da Floro Flores e fu 4-2.

– Lecce-Lazio 2-4, 22 maggio 2011 Un altro over nella partita della Lazio. Allo stadio di via del Mare la squadra di Reja vinse ma non basto’ per raggiungere la Champions League. Quanto al Lecce, gia’ salvo, fece passerella per festeggiare la permanenza in A. La Lazio ando’ in vantaggio con Rocchi, ma al 33′ pareggio’ il Lecce, con Coppola. Prima dell’intervallo ci furono due gol in sei minuti, dal 35′ al 41′, prima Zarate e poi Piatti. Furono un rigore ed un’autorete a determinare la vittoria della formazione romana. Prima Benassi atterro’ Rocchi, facendosi espellere e dando a Zarate l’opportunita’ del 2-3, poi la ‘svirgolata’ di Vives sul corner di Zarate che valse la quarta rete dei laziali.

Nei provvedimenti, sono citati anche sette-otto incontri del Siena, non meglio specificati, ad eccezione dei due citati dall’ex Carobbio e che coinvolgerebbero Antonio Conte.

Si tratta di: – Novara-Siena 2-2, 1 maggio 2011 E’ il posticipo della 38/a giornata e si gioca di domenica. L’incontro termina 2-2. La formazione toscana conquista un punto importante, che l’avvicina alla serie A, ma non ha ancora la certezza matematica della promozione. Il Novara passa in vantaggio con Gonzalez al 30′ del primo tempo. Nei 15 minuti iniziali della ripresa Calaio’, con una doppietta (la seconda rete su rigore) firma la rimonta senese. Ma al 28′ Ludi ottiene il pari definitivo.

Albinoleffe-Siena, 29 maggio 2011 A Bergamo, l’Albinoleffe vince 1-0. Decide una rete di Grossi all’84. I tre punti consentono ai bergamaschi di accedere ai playout, dove prevarranno sul Piacenza. Il Siena, gia’ promosso in A, chiude al secondo posto in classifica.

In 19 fra arrestati e indagati. Il Gip Guido Salvini ha emesso complessivamente 19 provvedimenti, uno in meno delle richieste del pm: la procura infatti aveva chiesto anche l’arresto dell’attaccante del Genoa Giuseppe Sculli. Dei 19 provvedimenti, 14 sono ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 provvedimenti di obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria. I destinatari sono cinque cittadini ungheresi, 11 tra calciatori ed ex giocatori, e tre soggetti legati a dei calciatori. Ecco nel dettaglio i provvedimenti.

STEFANO MAURI (giocatore della Lazio – custodia cautelare in carcere)

OMAR MILANETTO (ex giocatore Genoa, ora al Padova – custodia cautelare in carcere);

KEWULLAH CONTEH (ex giocatore del Piacenza – obbligo presentazione);

JOSE INACIO JOELSON (giocatore del Pergocrema – arresti domiciliari);

ALESSANDRO PELLICORI (giocatore svincolato del Queen’s Park Rangers – custodia cautelare in carcere);

PAOLO DOMENICO ACERBIS (giocatore del Vicenza – custodia cautelare in carcere)

IVAN TISCI (ex calciatore – custodia cautelare in carcere);

FRANCESCO RUOPOLO (calciatore del Padova – obbligo presentazione);

MARCO TURATI (giocatore del Modena; custodia cautelare in carcere);

MATTEO GRITTI (giocatore dell’ Albinoleffe; custodia cautelare in carcere);

CRISTIAN BERTANI (ex giocatore del Novara, ora alla Sampdoria – custodia cautelare in carcere);

ZOLTAN KENESEI (cittadino ungherese, già detenuto in Ungheria);

MATYAS LAZAR (cittadino ungherese già detenuto in Ungheria – custodia cautelare in carcere);

LAZLO SCHULTZ (cittadino ungherese già detenuto in Ungheria – custodia cautelare in carcere);

LASLO STRASSER (cittadino ungherese – custodia cautelare in carcere);

ISTVAN BORGULYA (cittadino ungherese – custodia cautelare in carcere)

VITTORIO GATTI (custodia cautelare in carcere)

LUCA BURINI (arresti domiciliari);

DANIELE RAGONE (arresti domiciliari).

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