ROMA – ''I valori dello sport sono stati
cancellati dalla corsa al successo, nello spogliatoio non entra
piu' l'etica ma il farmaco e chi e' fragile fa la fine di questi
miserabili personaggi del calcio scommesse''. Sono le parole del
ministro dell'Interno, Roberto Maroni che commenta, in due
interviste, alla Padania e al Giornale, l'inchiesta sulle
presunte partite di calcio truccate.
La task force istituita dal Ministero dell'Interno avra' due
obiettivi: ''scoprire le combine, punire i colpevoli e
costituire un deterrente – afferma il titolare del Viminale alla
Padania – Chi sgarra sa che non c'e' la procura sportiva a
metterlo nei guai ma la polizia. E i tesserati che sbaglieranno,
dovranno essere radiati, non squalificati, espulsi a vita''.
I monopoli e le concessionarie hanno dato notizia di almeno
quaranta partite sospette, dall'ottobre del 2010 a oggi e
''soltanto dieci di queste sono oggetto delle indagini della
procura'', precisa Maroni al quotidiano leghista.
''Da tempo sono critico verso questo mondo che mi ha
profondamente deluso e anche disgustato – prosegue il ministro –
Filippo e Fabrizio, i miei figli hanno abbandonato le squadre
nelle quali militavano, perche' non era piu' il gioco e il
giocattolo che io pensavo''.
Quanto all'inchiesta in corso, al Giornale Maroni afferma che
''la Lega, quella del calcio ovviamente, e' condizionata dagli
interessi dei club. Mi fido della Federcalcio, della Lega un po'
meno''.
Il ministro leghista annuncia che proporra' ai 27 Paesi Ue la
creazione ''di un network che controlli il movimento di
scommesse anomale – precisa Maroni al Giornale – per evitare che
il criminale italiano faccia la sua puntata dal Belgio o dalla
Svizzera e viceversa''.
Infine, il ministro ricorda di quando lui era ''un
terzinaccio che correva e basta'', ma aveva ''come idolo
Rivera''.
''Oggi sarei addolorato profondamente – conclude – se
Cristiano Doni risultasse responsabile di questa
vicenda''.