ROMA, 28 DIC – Cesare Prandelli è preoccupato per il marcio che viene fuori dall’ultimo calcioscommesse e lo ribadisce in un’intervista all’Espresso: ”Le scommesse mi mettono addosso tristezza – spiega il ct azzurro – Una partita finisce condizionata da appetiti criminali che partono dall’altra parte del mondo e arrivano dentro gli spogliatoi. E’ pazzesco non avere difese, lasciar passare questo buio».
Ma c’e’ anche chi dice no, e Prandeli ha deciso di convocare Simone Farina del Gubbio a Coverciano.
Parte del marcio è affiorata grazie al comportamento “normale” di un calciatore che ha detto no ai soldi per vendere una partita. ”Per questo – spiega Prandelli – ho chiamato il giocatore del Gubbio, Simone Farina, a Coverciano. Merita di respirare l’aria della Nazionale. Sono importanti la normalità e la serietà: è una buona storia per ricominciare».
Il calcio non è un’isola ma specchio della crisi del Paese? «Il comportamento di una comunità, di uno Stato – prosegue Prandelli nell’intrervista all’Espresso – lo fanno le persone. La loro etica e la loro morale. Questi sono i dirigenti che abbiamo. Io parlo di calcio, perché l’ho vissuto. Serve l’esempio, la capacità di negarsi davanti ai comportamenti scivolosi. Quando giocavo e poi allenavo all’Atalanta non si organizzavano scommesse. Il direttore era Giacomo Randazzo. Ti guardava negli occhi, capivi che era un “No, non si può fare”. Avevamo timore a chiedergli un biglietto per gli amici. Il contegno di una classe dirigente è fondamentale».
Prandelli sottolinea poi i cambiamenti avvenuti nel calcio rispetto ai tempi in cui giocava: ”Era diverso – spiega nell’intervista all’Espresso – Finivamo la partita e i giornalisti bazzicavano lo spogliatoio. Costruivamo rapporti veri. Calciatori, dirigenti, giornalisti, tifosi: i “mondi” intorno al calcio s’incontravano, si confondevano. Poi questo spaccato pieno di soldi si è popolato di molte persone nuove, e ogni ruolo voleva il suo boccone di torta. Il calcio è diventato un veicolo dove ognuno è salito per fare i propri interessi».