Calcio scommesse, Ravenna: 'Estranei'

RAVENNA – Gianni Fabbri, presidente del Ravenna, e Leonardo Rossi, allenatore della squadra romagnola, hanno affidato a una nota congiunta la loro difesa in merito all'inchiesta sul Calcioscommesse, sostenendo in sostanza di non avere avuto nessuna responsabilita' nella vicenda.

''Sono estremamente significative – si legge nel documento a firma degli avvocati Ermanno Cicognani e Giovanni Scudellari – tutte le conversazioni telefoniche nelle quali terze persone, e in particolare Giorgio Buffone (direttore sportivo del Ravenna, finito in carcere nell'ambito dell'indagine, ndr), prospettavano all'interlocutore di turno la reiterata indisponibilita' del presidente a raggiungere accordi di sorta''.

''La circostanza – prosegue la nota – si accompagna alla evidenziata volonta' del presidente e dell'allenatore di ottenere sempre il miglior risultato possibile per la squadra''. Inoltre, ''la lettura delle altre telefonate intercettate tra Giorgio Buffone e i nostri assistiti, e soprattutto quelle immediatamente successive ai colloqui riportati nell'ordinanza cautelare, potranno confermare la ferma e corretta volonta' del presidente Fabbri e dell'allenatore Rossi''.

Secondo i legali dei due, entrambi indagati a piede libero, ''particolare rilevante appare poi la circostanza dell'immediata segnalazione alla Procura Federale da parte di Fabbri sui sospetti inerenti la regolarita' della partita Ravenna-La Spezia, comportamento certamente incompatibile con la volonta' e/o la consapevolezza di raggiungere o trattare accordi illeciti''.

Infine viene evidenziato che ''l'ipotizzato incasso di una fideiussione del Comune di cui si parla in un colloquio tra Erodiani e Pirani e' insussistente e ha il chiaro significato di una scusa per giustificare i ripetuti dinieghi a qualsiasi accordo da parte del presidente''.

Anche il sindaco Fabrizio Matteucci – sempre attraverso una nota – ha precisato che ''il caso sulla fideiussione del Ravenna Calcio estinta dal Comune non esiste assolutamente'', ed ha rimarcato che l'inchiesta dalla Procura di Cremona ''e' di grande spessore e fa intravedere, per ora, scenari criminali gravissimi. Insomma questa inchiesta e' il contrario di una bolla di sapone destinata a finire nel nulla'', ha sottolineato il sindaco, facendo probabilmente riferimento alle parole che il senatore del Pd Vidmer Mercatali, presidente onorario del Ravenna Calcio, aveva usato sul Resto del Carlino subito dopo gli arresti.

Le dichiarazioni sono giunte a poche ore dall'interrogatorio di garanzia di Buffone (difeso dall'avv. Alfonso Vaccari) previsto nel pomeriggio davanti al Gip cremonese. Assieme al direttore sportivo del Ravenna – originario di Canistro (L'Aquila) ma residente a Cattolica, Rimini, e destinatario di provvedimento di custodia cautelare in carcere – tra le persone legate alla squadra romagnola e coinvolte nella stessa inchiesta compare anche Ismet Mehmeti, scommettitore albanese residente a Ravenna e ora ai domiciliari.

Indagati a piede libero, oltre a Fabbri (nato a Forli' ma di fatto ravennate) e a Rossi (nato ad Atina, Frosinone, ma residente a Ferrara), ci sono il vicepresidente, il napoletano Antonio Ciriello e l'allenatore dei portieri ed ex giocatore, il ravennate Nicola Santoni.

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