Calcio, minacce e manifestazioni: quando a comandare sono gli ultras

Una manifestazione Ultras

Nel calcio italiano comandano gli ultras o le società? Il tema del rapporto tra club e tifoserie è tornato alla ribalta dopo le ultime esternazioni di Fabio Capello. L’allenatore della nazionale inglese ha affermato senza troppi giri di parole che «in Italia comandano gli ultrà».

Le sue parole sono state supportate poi da quelle di Claudio Ranieri: il tecnico della Roma ha rivelato che quando allenava la Juventus l’arrivo di Stankovic in maglia bianconera fu osteggiato proprio dalle frange più violente della tifoseria.

Le pressioni dei gruppi ultras nei confronti di presidenti e dirigenti sono sempre stati all’ordine del giorno in Italia, e riguardano sia le operazioni di calciomercato che le posizioni assunte dalle società in ambito federale. Nel primo caso, basti ricordare le manifestazioni di piazza dei tifosi della Lazio, quando l’allora presidente Sergio Cragnotti annunciò la cessione del capitano biancoceleste Beppe Signori al Parma: in quel caso la trattativa sfumò.

Per quanto riguarda invece il secondo caso, ha sorpreso non poco la scelta di alcuni presidenti di Serie A che si sono schierati contro la tessera del tifoso. Secondo gli esperti del ministero dell’Interno, dietro la posizione dei dirigenti ci sarebbero proprio le pressioni subite dalle tifoserie organizzate: i casi citati dal Viminale sono quelli di Palermo, Parma e Catania. Non è un mistero infatti che gli ultras siano contrari a questo provvedimento, che viene vissuto come un’ulteriore schedatura.

A volte le imposizioni dei tifosi nei confronti dei club sono sfociati nel reato, come nel caso degli 11 ultras del Milan rinviati a giudizio perché avevano sottoposto a ricatto la società rossonera: chiedevano biglietti gratuiti, minacciando altrimenti di far sospendere le gare del “Diavolo”.

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