ROMA – Claudio Lotito della Lazio, Andrea Della Valle della Fiorentina e Pasquale Foti della Reggina. Dalle 20 di martedì otto novembre sono i presidenti col daspo, ovvero con il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Un daspo lungo, di tre anni.
E’ uno degli effetti, ovviamente ancora non esecutivi visto che si è ancora al primo grado, della sentenza del processo penale su calciopoli, quella che ha condannato, in primo luogo, Luciano Moggi a cinque anni e 4 mesi con tanto di interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Per i giudici di Napoli Moggi era il capo della cupola mentre i tre presidenti in questione sono stati ritenuti colpevoli di frode sportiva. Da qui le condanne: 1 anno e 3 mesi con 25 mila euro di multa per Lotito e Della Valle e 1 anno e 6 mesi con 30 mila euro di multa per Foti.
Ma l’aspetto più curioso di tutta la vicenda sta proprio nel daspo: i presidenti vengono per sentenza equiparati agli ultras che lanciano “bomboni” o entrano con le mazze allo stadio.
In ogni caso, per i tre la situazione è seria. Innanzitutto, spiega Maurizio Galdi sulla Gazzetta dello sport, i tre presidenti più altri due dirigenti, Sandro Mencucci e Diego Della Valle (che però nella Fiorentina per ora non ha incarichi), non potranno più rappresentare le loro società. Le Noif, norme organizzative interne federali, sono chiare e stabiliscono che ”restano sospesi dalla carica di dirigente di societa’ o di associazione e dall’incarico di collaboratore nella gestione delle stesse coloro che vengano condannati, ancorche’ con sentenza non definitiva, per uno dei delitti previsti dalle leggi indicate al comma precedente. La sospensione permane sino a successiva sentenza assolutoria”.
Tra le leggi che prevedono la sospensione dalle cariche c’e’ la 13-12-1989, n. 401, che riguarda gli ”interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestini e tutela alla correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche”.
Solo qualche mese fa, dopo un arbitraggio giudicato non adeguato (partita tra Lazio e Juventus), Lotito sollevò un polverone parlando di “tintinnio di manette”. Ovviamente non parlava di calciopoli. Però, oggi, vedendo la sentenza, quelle parole non possono tornare alla mente.