Calciopoli: Moggi radiato. Triplice fischio per l'ex Juventus

– ROMA, 15 GIU – ''Non ho piu' l'anima, me l'hanno
uccisa''. Era il 14 maggio 2006 e Luciano Moggi, in lacrime,
dettava il suo addio, in diretta tv dallo spogliatoio dello
stadio San Nicola di Bari, dopo la conquista dello scudetto
bianconero numero 29. ''Domani mi dimetto da direttore generale
della Juventus – aggiunse -. Da stasera il mondo del calcio non
e' piu' il mio. Ora mi dedichero' a difendermi da tutte le
cattiverie che sono state dette e fatte nei miei confronti''.
Calciopoli era agli albori. Ancora inimmaginabile il
terremoto che ne sarebbe seguito: scudetti cancellati,
squalifiche, penalizzazioni, retrocessioni che sconvolsero la
serie A. Cinque anni, un mese ed un giorno dopo il cerchio si
chiude. Quel ''mondo del calcio'' ora davvero non e' piu' il
suo. Ha sbattuto la porta in faccia a 'big Luciano' per sempre.
Lo stesso ha fatto con l'ex ad bianconero Antonio Giraudo e l'ex
vicepresidente federale Innocenzo Mazzini. Tutti radiati.
La bufera scoppia il 2 maggio 2006, ma i fatti risalgono al
2004. Sono emersi dalle intercettazioni ordinate dai Tribunali
di Torino e Napoli nei confronti delle dirigenze di Juve,
Fiorentina, Lazio e Milan. Un secondo filone di indagine
coinvolge anche Reggina e Arezzo. L'accusa principale e' di
illecito sportivo, finalizzato all'aggiustamento delle
designazioni arbitrali, alla corruzione o all'intimidazione per
favorire alcune squadre, ma si parla anche di frode sportiva.
Le accuse coinvolgono Moggi e Giraudo, per la Juventus; i
patron della Fiorentina, Diego Della Valle, e della Lazio,
Claudio Lotito; il presidente della Reggina, Pasquale Foti;
l'addetto agli arbitri per conto del Milan, Leonardo Meani.
Coinvolti i due designatori arbitrali dell'epoca, Pierluigi
Pairetto e Paolo Bergamo, oltre ad alcuni arbitri, soprattutto
Massimo De Santis, ma anche Paolo Dondarini, Paolo Bertini,
Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Tagliavento e Pasquale
Rodomonti. Tra i principali accusati anche il vice Mazzini e il
presidente dell'Aia, Tullio Lanese, mentre il presidente
federale Carraro, dimissionario all''esplosione del caso,
uscira' completamente prosciolto.
La Juve e' la grande accusata e l'11 maggio 2006 il Cda del
club bianconero rimette il proprio mandato agli azionisti. Il
processo sportivo e' veloce: il procuratore federale Stefano
Palazzi chiede pene durissime, tra cui la retrocessione in serie
C per la Juve. Il 14 luglio arriva la prima sentenza della Caf:
bianconeri retrocessi si', ma in serie B con 30 punti di
penalizzazione, e revocati due scudetti; Milan -44 punti per il
campionato finito, Fiorentina e Lazio meno 30. Inibizioni a
raffiche per i dirigenti: Moggi e Giraudo 5 anni e proposta di
radiazione, Della Valle 4 anni, Carraro 4 anni e sei mesi,
Pairetto e Lanese 2 anni e sei mesi.
Il 25 luglio 2006 arriva la sentenza d'appello: la Juve si
vede ridurre la penalizzazione da 30 a 17 punti, la Fiorentina a
-19, la Lazio a -11; ridotte anche le squalifiche di Galliani (9
mesi), Della Valle (3 anni e 9 mesi), restano i 5 anni a Moggi e
Giraudo. Il giorno dopo la Figc assegna lo scudetto 2005-'2006
all'Inter. Lo scudetto 2004-'05 viene revocato alla Juve e non
assegnato. A marzo 2007 spunta un secondo filone, legato al
traffico di schede telefoniche svizzere tra Moggi e alcuni
arbitri, sulla base dell'inchiesta penale di Napoli; la Juve
patteggia e viene multata di 300 mila euro, divisi in tre rate
da 100 mila annui; gli arbitri coinvolti, Bertini, Paparesta e
Pieri, sospesi in via cautelare nell'aprile 2007 e in maniera
definitiva dall'Aia nel luglio 2008.
Nell'ottobre 2008 entra nel vivo il processo penale a Napoli
e Moggi e altri 25 imputati vengono rinviati a giudizio. Il
processo comincia il 20 gennaio 2009. Lo scorso 31 maggio i pm
Stefano Capuano e Giuseppe Narducci chiedono cinque anni e otto
mesi di reclusione per Moggi, indicato come capo e promotore di
una associazione per delinquere che avrebbe condizionato per
anni gli esiti dei campionati. Nel frattempo la difesa di Moggi
chiede e ottiene l'acquisizione di altre 74 intercettazioni in
cui parlava per l'Inter anche Giacinto Facchetti. Ma la
giustizia sportiva ha chiarito oggi: eventuali altre
responsabilita', per altro al momento solo ipotetiche, non
cambiano nulla su 'Big Luciano' e gli altri grandi accusati.
Dunque, radiazione. .

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