Calcioscommesse, Gegic: “Dirò tutto quello che so”

Calcioscommesse, la rete in Europa e il gruppo degli slavi

ROMA – “Non è vita questa, mi nascondo da troppo tempo. L’errore più grave che ho commesso è stato quello di non costituirmi subito. Io volevo farlo, in verità. Ma una volta mi hanno detto di aspettare. Poi mi è stato consigliato dagli avvocati di non farlo. Poi è passato il tempo, non ce la facevo più”. Lo afferma in una intervista alla Gazzetta dello Sport, il calciatore serbo Almir Gegic, ritenuto tra i capi del gruppo degli scommettitori degli Zingari, che si è costituito questa mattina.

“Mi vedono come un mafioso – si difende Gegic – ma non ho mai truccato personalmente partite o minacciato qualcuno. Forse le mafie in questa storia sì. Compravo informazioni per scommettere e basta. Sono pronto a pagare. A dire tutto quello che so. Le scommesse sono una brutta malattia, ho smesso”.

Infine Gegic conclude: “Le cordate erano tante – spiega poi il calciatore – mica vendevano informazioni solo a me e a Hristyan Ilievski. E comunque è giusto che se ci sono cose che posso aggiungere, le dica ai magistrati”.

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