Calcioscommesse, parla “lo zingaro” Gegic. A Cremona è caccia a “Mister X”

Almir Gegic al momento dell’arresto nel 2011 (foto LaPresse)

CREMONA –  Lo “zingaro Almir Gegic”  parla solo in parte  davanti al procuratore di Cremona Roberto Di Martino che lo interroga per l’intera giornata, ammette ciò che non può non ammettere e rimane guardingo su altre circostanze. Gli inquirenti cremonesi  sarebbero però a buon punto per identificare con certezza quel Mister X che, secondo il racconto dello ‘zingaro’, dirigeva il traffico delle scommesse illegali, anche per partite di serie A, dall’hotel Una Tocq di Milano.

Gegic, che ne aveva parlato in un’intervista, non l’ha riconosciuto tra le persone che gli sono state mostrate oggi in fotografia, ma gli investigatori hanno ben presente il suo nome e il suo volto. Sarebbe un personaggio in contatto con dirigenti, allenatori e calciatori.

Gegic, sentito lunedì 10 dicembre per oltre otto ore, in sostanza avrebbe descritto una sorta di perimetro in cui colloca determinati giocatori, salvando invece apparentemente altri: conferma i nomi dei fratelli Cossato e quelli di Rickler, Antonio Bellavista, del portiere Mario Cassano, Pellicori, Joelson, quando il brasiliano era al Grosseto, Filippo Carobbio.

Gegic conferma in parte anche il racconto del pentito dell’inchiesta, Carlo Gervasoni, ma si trincera dietro il ‘grande capo degli zingari’, Hristhian Ilievski, il macedone ancora latitante. Racconta di essere sì uno scommettitore in Austria e in altri Paesi e di aver appreso dall’ex portiere del Bellinzona Matteo Gritti, della possibilità  di comperare partite in Italia (”perché in Italia le partite si vendono da vent’anni”).

All’inizio si avvale della collaborazione di altri tre slavi coinvolti nell’inchiesta. Poi l’affare comincia a essere fuori della sua portata (”l’attività si è ampliata quando Gervasoni è passato prima alla Cremonese poi al Piacenza e Carobbio al Siena”) e si rivolge a Ilievski, suo amico d’infanzia e con molti soldi, considerato che aveva un’agenzia di security con 200 uomini.  Una precisazione Gegic ha voluto farla: ”I prezzi, cioè i compensi per ottenere i risultati, erano essenzialmente stabiliti dai giocatori Gervasoni e Carobbio, in base agli accordi che prendevano con altri colleghi. Inoltre, né io né altri abbiamo obbligato o minacciato nessuno per preparare le partite. Erano semplicemente accordi in senso proprio”. E aggiunge: ”In molte occasioni i giocatori sapevano già come sarebbe finita la partita”.

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