Cassano-Conte: la guerra “morale” degli Antò. Se il bue dice cornuto all’asino..

Cassano-Conte: la guerra “morale” degli Antò

ROMA – Cassano-Conte. Il botta e risposta a puntate, “soldatini” contro “quaquaraquà” si è arenato nelle sabbie mobili della moralità. Una moralità di cui l’allenatore si sente “molto dotato” (la sua è un talento naturale?) e che agita come uno spadone contro il celebre immoralista con il copyright delle cassanate. Il quale ha certamente buon gioco nel ricordare al tecnico la nota squalifica che gli vieta l’accesso ai campi di gioco per la vicenda dell’omessa denuncia ma che come guida morale deve certamente maturare un po’ d’esperienza in più.

Riassumiamo la piccola guerra degli Antò, giusto per uno scrupolo deontologico (che non è automaticamente morale). Allora. Cassano va dall’amico Fazio Fabio e parlando del più e del meno dice che alla Juventus non sarebbe mai potuto andare anche se lo hanno cercato almeno tre volte perché lì sono tutti “soldatini” e lui invece (abbreviamo) è uno spirito anarchico. Il primo a difendere l’onore degli juventini è il difensore Bonucci, ma senza troppo astio (“siamo solo professionisti seri”). In una chat con i tifosi della Juventus e poi con lo stesso Fazio ribadisce i concetti di serietà e moralità aggiungendo che solo un quaquaraquà può dire certe cose.

Passano varie nottate e Cassano, sollecitato da Sportmediaset, non si fa pregare: “Se uno che è stato squalificato viene a parlare di moralità a me, è finito il mondo. Apriti cielo. Conte non ci sta: di moralità sono superdotato, nonostante la squalifica, andate a leggervi pagina 109 dell’autobiografia di Cassano, piuttosto, oltre alle corna a Rossetti, l’imitazione di Capello a Madrid ecc… Consultando l’ineludibile testo (Antonio Cassano, “Dico tutto”) scopriamo l’arcano: andava a prostitute, dava 50 euro a un intermediario per ogni “consegna”, pesava 91 kg, cose di questo tipo.

Che dire, uno che va a puttane, non rispetta la professione, fa le corna all’arbitro in campo e via discorrendo ha pochi numeri per ergersi a paladino della morale. Non voler andare a giocare alla Juventus, però, fino a prova contraria è una libera scelta, non è certo lesa maestà. D’altra parte, uno che è considerato persona non gradita, sebbene a tempo, sui campi della serie A non dovrebbe derubricare la circostanza a semplice incidente di percorso. Anche perché l’omessa denuncia è ribadita nelle motivazioni del Tnas appena uscite: Conte sapeva degli illeciti ed è stato il suo stesso collegio difensivo ad ammetterlo.

Senza considerare che il grande motivatore (a proposito, ha parlato anche il motivatore “personale” di Bonucci), il trascinatore che carica, il grande oratore della vittoria a tutti i costi (ha chiamato pure sua figlia Vittoria) non si sarebbe mai accorto che molti dei suoi allenati si vendevano le partite a Siena, a Bari, a Bergamo. I tifosi dell’Arezzo infatti tremano. A Bergamo, l’uomo tutto di un pezzo, il soldatino diventato generale, faceva telefonate un po’ ruffiane di solidarietà al capo ultras riconosciuto dell’Atalanta, quel “Bocia” cui hanno interdetto l’ingresso in curva per 5 mesi. Una parentesi anche questa, evidentemente, 5 mesi per violazione del Daspo, un po’ come i suoi 4 mesi di confino. Ma lui guarda avanti, tira dritto perché di moralità è tanto dotato da averne fin sopra i capelli.

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