“La passione rimane, una grande passione. Sto molto bene, tutto il resto passa”. Parola di Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale, intervenuto a Radio Anch’Io Sport su Radio1. “Un po’ di richieste – dice – arrivano sempre, ma al momento la panchina che sto sognando è quella in un parco con i miei nipotini per godermi la vita con loro. Basta allenare”.
“Vlahovic? I rigori si possono sbagliare, ma la reazione che ha avuto nei 15 minuti successivi è stata da grande giocatore. Ha tentato di fare gol in tutti i modi, è stato anche sfortunato – ha detto il suo ex tecnico a proposito del momento complicato dell’attaccante serbo della Juventus che Prandelli ha lanciato in maglia viola – Io penso sia un giocatore molto forte. Il problema è generale, di squadra. I momenti difficili ci sono per tutti, ma sottolineo ancora la reazione dopo il rigore. I giovani della Juve sono tutti molto interessanti – ha aggiunto – ma quello che ha più tecnica e qualità è Fagioli. Un giocatore molto interessante”.
La Roma di Mourinho: “A livello tecnico, non è all’altezza delle altre grandi squadre. Secondo me Mourinho sta facendo un miracolo a prendersi sulle spalle tutti i problemi e i limiti della squadra, è geniale nella gestione dei rapporti e nella comunicazione, ma la Roma se l’anno prossimo riuscirà a trovare tre giocatori importanti indicati da Mourinho, lotterà per lo scudetto”.
I meriti del Napoli: “Sembra si stiano scoprendo ora le qualità di Spalletti. Luciano è sempre stato molto bravo. Quest’anno sono stati bravissimi a capire che bisognava cambiare. La bravura del Napoli è quella di aver seguito le indicazioni dell’allenatore: quando valorizzi i giocatori nei ruoli, la squadra ha sempre un grande vantaggio. Bravo Spalletti, ma brava anche la società, senza spendere cifre assurde”.
Infine una battuta sulle difficoltà della Nazionale: “Sembra di essere nel 2010, sono sempre gli stessi argomenti. Bisogna capire cosa può fare una Federazione, ricordo che alcuni progetti che avevamo furono rimbalzati. Noi siamo molto competitivi a livello giovanile, poi dai 19 anni la maggior parte si perdono: vuoi perché i club scelgono giocatori stranieri, vuoi perché sentono la pressioni”.
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