Dominio italiano in Champions: Juve piega United e ipoteca qualificazione, Roma schianta Cska

Dominio italiano in Champions: Juve piega United e ipoteca qualificazione, Roma schianta Cska
Dominio italiano in Champions: Juve piega United e ipoteca qualificazione, Roma schianta Cska EPA/PETER POWELL

ROMA – Le squadre italiane volano in Champions League. Prova di forza della Juventus che ha vinto a Manchester, rischiando pochissimo, e ipotecando la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League con ben tre turni di anticipo. I bianconeri hanno cinque punti di vantaggio sullo United, sette punti sul Valencia e otto sullo Young Boys. La Juventus vince sempre e non subisce mai gol, una corazzata praticamente perfetta. 

La Roma, dopo lo schiaffo iniziale di Madrid, ha iniziato a marciare come lo scorso anno. Ha segnato cinque gol al Viktoria Plzen e tre gol al Cska Mosca, che era reduce dal successo sul Real Madrid, senza subire reti. Dzeko viaggia a una media gol impressionante, 5 reti in 3 partite stagionali in Champions League. I giallorossi hanno agganciato il Real Madrid in vetta alla classifica del girone. 

Juve padrona a Manchester, Dybala uomo Champions

L’Italia torna al centro della Champions, e al centro della serie di successi delle squadre di A in Europa c’e’ la Juve. Mourinho l’aveva definita favorita per la vittoria finale, stasera ha visto il campo confortare il suo pronostico. Il pareggio con il Genoa è stato solo un piccolo incidente di percorso: la Juventus lo ha dimostrato vincendo (1-0, gol di Dybala, assist di Cristiano Ronaldo) all’Old Trafford, stadio che le ricorda l’infausta finale persa ai rigori nel 2003 contro il Milan.

Successo di misura, ma dopo avere dominato il Manchester United in lungo e in largo. E ora il passaggio agli ottavi di finale e il primo posto nel girone sono quasi al sicuro: a tre turni dalla fine Juve a punteggio pieno 9, Manchester fermo a 4, Valencia 2, Young Boys 1. Per i ‘Red Devils’ un solo vero sussulto, il palo colpito da Pogba (30′ st) con il pallone schizzato poi sulla faccia di Szczesny e poi in corner. Per Mourinho un’altra delusione, ma non ha rinunciato a uno dei suoi show: dita a comporre il numero 3 in direzione dei tifosi Juve, con probabilissimo riferimento al Triplete vinto dal tecnico alla guida dell’Inter quando era davvero ‘Special One’.

Un gesto che i 4.000 tifosi bianconeri presenti sule tribune di Manchester hanno salutato con una selva di fischi e un campionario di insulti, intermezzo agli applausi alla loro squadra. Perfetta nel primo tempo, la squadra bianconera ha controllato la tardiva e comunque non irresistibile reazione dello United, concedendo nel secondo tempo una sola palla-gol, quella di Pogba, appunto. Prova di grandissima solidità, che hanno quasi fatto diventare noiosa una partita che l’Uefa aveva presentato come la più interessante nella fase a gironi di Champions.

La Juventus ha sottomesso lo United come Allegri aveva studiato, ma forse più di quanto avrebbe pensato: gran movimento di tutti sul campo, palla mossa da un fronte all’altro, squadra molta alta. Padronanza completa, lo United sottomesso con mezz’ora piena senza mai uscire dalla ‘prigione’: non si è acceso l’estro di Poga, l’ex che la Juventus vorrebbe riportare a Torino, troppo solo Lukaku in avanti, poco aiutato dal terzetto alle sue spalle Rashfordf-Mata-Martial. ‘Red devils’ sulla difensiva con l’ex Special One Mourinho incapace di scuoterla, quasi rassegnato in panchina. Il gol bianconero è stata logica conseguenza, perfino stretto l’1-0 dei primi 45′, firmato da Dybala dopo il cross cesellato da CR7 che ha mandato in confusione la difesa dello United.

Ci sarebbe stato il raddoppio: poteva farlo Cancelo (22′), dopo uno scambio con Ronaldo, ma il 2-0 poteva uscire dai piedi di Ronaldo o Matuidi al 38′: punizione-bomba di CR7, respinta di De Gea, ribattuta di Matuidi e nuova respinta del portiere. Per lo United qualche spunto di Martial e Pogba dopo il 30′, ma all’attivo solo un colpo di testa senza successo di Pogba (16′).

De Gea, con un volo all’incrocio, ha annullato a Ronaldo, servito da Cuadrado, il possibile raddoppio (6′ st), poi la Juve ha ceduto un po’ di campo allo United, rischiando davvero una sola volta di essere raggiunta. Esame pienamente superato anche se il Manchester di Mourinho ha fatto poco per contrastare i bianconeri.

Dzeko e Under schiantano i russi 

La Roma in campionato è una squadra fin troppo abbordabile, molle, che arranca e dunque delude; in Champions, invece, è un rullo compressore: diverte, segna e vince. Ne sa qualcosa anche il Cska Mosca, cecchino del Real Madrid qualche settimana addietro, travolto all’Olimpico da De Rossi e compagni, che calano un magnifico 3-0 Implacabile e a tratti spumeggiante, la squadra allenata da Eusebio Di Francesco, nelle ultime due stagioni, in casa ha inanellato solo vittorie nel massimo torneo europeo: zero sconfitte e un pareggio (con l’Atletico Madrid).

Ma non solo: ha sfoggiato un bomber di razza come Edin Dzeko, capace di abbellire 150 partite in giallorosso con 80 reti (alcune delle quali davvero molto belle). Una Roma grandi numeri e grandi firme, molto attenta e concentrata, si regala una notte brillante, buona per gonfiare i cuori dei tifosi se in questa stagione non avessero fatto l’abitudine agli alti e bassi che tormentano Di Francesco.

Ma per stasera la Roma si regala il primato nel Girone G di Champions a braccetto con il Real Madrid, che ha sconfitto il Viktoria Plzen. Mentre da fuori l’Olimpico arrivano gli echi del terribile incidente sulla scala mobile che coinvolge tifosi russi e vicino allo stadio scontri tra gli ultrà portano all’accoltellamento di un moscovita, dentro lo stadio Di Francesco nel riscaldamento perde Kluivert e sceglie El Shaarawy, che sarà protagonista – non per caso – della tiepida serata giallorossa. L’inizio della Roma, Kluivert a parte, è da brividi e Chalov impiega solo 180 secondi per togliere il respiro a un intero stadio, con una conclusione che Olsen mette in angolo con un balzo felino, da applausi.

In tanti ricordano l’impresa del Cska Mosca contro il Real Madrid, a cominciare dagli stessi giallorossi; così, all’assalto a Forte Apache, si preferisce un ritmo piuttosto basso. L’attesa, contro avversari potenzialmente pericolosi, è buona consigliera. Lorenzo Pellegrini al 5′ si ritrova il pallone fra i piedi e la porta quasi spalancata, ma cerca un pallonetto troppo astruso quanto inefficace che si perde oltre sul fondo.

La Roma fraseggia e aspetta il momento opportuno per colpire: lo trova alla mezz’ora esatta, con Dzeko, che chiude una triangolazione fra Lorenzo Pellegrini ed El Shaarawy, insaccando da pochi passi. E’ il quarto gol del bosniaco in Champions.

Al 43′, dopo un’altra parata di Olsen e un paio di chiusure formidabili di Manolas – un vero e proprio muro invalicabile – arriva anche il quinto delle serie: questa volta sugli sviluppi di un’azione alla mano di stampo rugbistico, che vede impegnati De Rossi, Under e, ancora una volta, El Shaarawy. Il destro di Dzeko è chirurgico, con il pallone che s’insacca nell’angolo basso alla destra di Pomazun, sfortunato sostituto dello squalificato Akinfeev.

La Roma apre il secondo tempo come aveva chiuso il primo: cioè, in avanti. Al 5′ è Under a chiudere la partita, con un sinistro al volo su sponda di testa di Dzeko. C’e’ anche una fucilata di Florenzi sfiora l’incrocio, negando al talento fatto in casa il gol dell’anno.

Da quel momento comincia la gestione della partita da parte dei giallorossi che, quando possono, allungano e sfiorano il gol. Che invece segna Nababkin, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Nel finale c’è solo il tempo per un miracolo di Pomazun con l’aiuto del palo, su stoccata di Manolas. Il poker avrebbe assunto i contorni di uno show, ma va bene così.

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