Ciclismo, Ricco: autoemotrasfusione, malore, paura. Ora il rischio è la radiazione

Pubblicato il 8 Febbraio 2011 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA

Riccardo Riccò

MODENA – Sono migliorate le condizioni di Riccardo Riccò,  ricoverato da domenica all’Ospedale di Baggiovara di Modena dopo aver accusato sabato un malore al termine di un allenamento. La prognosi rimane riservata, ma lui e’ vigile e l’ultima notte trascorsa senza complicazioni e’ un importante passo verso il suo recupero dopo la grande paura.

Però è la carriera di un corridore, quasi un campione, di 27 anni (corre per la squadra belga Vacansoleil) a essere doppiamente in pericolo. Non solo per le possibili conseguenze che l’episodio potrà lasciare sul suo fisico – impossibili da valutare al momento – ma anche per quanto lo stesso avrebbe riferito al medico che per primo lo aveva preso in cura all’Ospedale di Pavullo, all’alba di domenica.

Lo specialista del Pronto Soccorso, come confermato dal procuratore della Repubblica di Modena Vito Zincani, ha detto che Riccò avrebbe ammesso una autoemotrasfusione compiuta iniettandosi sangue conservato in frigorifero per venticinque giorni. Una pratica espressamente vietata dalle normative antidoping fin dal 1985. La procura di Modena ha aperto un fascicolo conoscitivo nell’attesa di ricevere l’intera documentazione clinica relativa al ricovero dall’Ospedale di Pavullo.

E anche la Procura antidoping del Coni ha aperto un procedimento nei confronti del corridore di Formigine. In base alla normativa antidoping, Riccò rischia una squalifica da otto anni fino alla radiazione. All’ospedale di Baggiovara parenti e amici del corridore hanno voluto stare vicini al ‘Cobra’, come viene soprannominato il ventisettenne nell’ambiente ciclistico. Il padre Rubino, che ieri ha raccontato le drammatiche ore a fianco del figlio che stava sempre peggio, con la febbre altissima e il respiro affannoso dopo l’allenamento, oggi non ha voluto parlare. Ieri aveva parlato di un blocco renale.

Per Riccò sarebbe una ricaduta nel baratro del doping, se tutto dovesse essere confermato dall’indagine – a due anni e mezzo dalla clamorosa positività al Cera, l’Eritropoietina di ultima generazione, al Tour de France del 2008. Il ciclista aveva vinto due tappe della Grande Boucle quando era stato incastrato dai controlli di ultima generazione della corsa francese. Lui aveva scontato venti mesi di squalifica, tornando alle gare nel marzo dello scorso anno indossando la maglia della Ceramica Flaminia. Era arrivata anche la prima vittoria dopo nemmeno un mese, nella Settimana Ciclistica Lombarda.

L’anno del rientro aveva visto Riccò arrivare primo anche nel Giro d’Austria dopo essere passato alla squadra belga Vacansoleil e anche nella Coppa Sabatini lo scorso ottobre. Quella attuale doveva essere la stagione del definitivo ritorno al top. Dopo l’esordio in Francia con un settimo posto due settimane fa, Riccò doveva a breve ritornarvi per altre gare in attesa dei grandi giri. ”Sapevamo che non stava benissimo, ma proprio per non incappare nel doping non prendeva medicinali”, hanno detto ancora increduli alcuni suoi tifosi che si sono ritrovati tra ieri oggi nel suo fan club. Ma forse lui, come altri nel passato piu’ o meno recente, ci e’ ricaduto.