Conte, Gasperini, Luis Enrique: il calcio che verrà, giovane e sottocosto

ROMA – All’inizio del campionato mancano poco più di due mesi. Il calcio italiano, però, non dorme mai. Così, mentre chi può si

Antonio Conte (foto LaPresse)

riversa sulle spiagge, negli uffici dei club si progetta e si riempono i tasselli chiave delle squadre che verranno.

Come ogni progetto che si rispetti, si comincia dalla “testa”, ovvero dall’allenatore. Quest’anno, escludendo il Milan campione d’Italia e il Napoli splendido terzo, hanno cambiato tutte. A cominciare da chi grande non lo è più dai tempi di calciopoli e vuole tornarci a tutti i costi, ovvero la Juventus.

Grande a tutti i costi non è una metafora: l’aumento di capitale da 120 milioni è di quelli colossali. Roba mai vista nel calcio, soprattutto ai tempi della crisi. Sia chiaro: non tutti serviranno per il calciomercato visto che la Juventus l’anno scorso ha riempito la rosa di prestiti che ora ha voluto e dovuto riscattare (con l’eccezione di Alberto Aquilani). Resta il fatto che 120 milioni sono un ben di Dio da non sottovalutare e a disporne, oltre ai dirigenti, sarà un tecnico giovane, italiano e juventino, quell’Antonio Conte che con i bianconeri ha vinto tutto o quasi da giocatore e che ora, dopo essersi fatto le ossa in provincia (Arezzo e Siena solo per fare due nomi) vuole ripetere l’esperienza da vincente sulla panchina.

Conte, se vogliamo, è a metà tra la scommessa e la certezza: tutto da valutare a certi livelli parte però con conoscenza dell’ambiente e credito della tifoseria. I maligni possono pensare al disastro di Ciro Ferrara, ma Conte, a differenza dell’ex difensore, è già allenatore da anni e la panchina della Juve se l’è conquistata a forza di risultati.

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