Coronavirus, Rezza: “Campionato di calcio? Da romanista tutto a monte”. Lazio furiosa

ROMA – Il campionato di calcio potrebbe non riprendere per via dell’emergenza coronavirus. A sottolinearlo è Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico, che si lascia andare a una battuta: “Da romanista manderei tutto a monte”. Parole che hanno scatenato la reazione indignata del club calcistico della Lazio.

Parlando in conferenza stampa con la Protezione civile il 13 aprile, Rezza ha risposto a una domanda dei giornalisti sul campiona di calcio: “Siamo a maggio e non sarei favorevole alla ripresa del campionato. Sta comunque alla politica decidere”.

Il professore ha spiegato che si tratta di un parere personale, “ma che penso possa essere condiviso in Cts”. Ha inoltre sottolinbato che “sport di contatto possono avere un certo rischio di trasmissione”. Poi si è lasciato andare a una battuta: “Da romanista manderei tutto a monte”.

Proprio questa battuta ha scatenato l’ira del club della Lazio. Arturo Diaconale, responsabile comunicazione della società di Lotito, ha dichiarato: “Le parole di Rezza? Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa…Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus”. 

In una dichiarazione all’Adnkronos, Diaconale dice: “Gli scienziati facciano gli scienziati e non i tifosi. E sarebbe davvero auspicabile che, invece di alimentare polemiche calcistiche di cui non si sente il bisogno, si dedicasse ogni energia alla ricerca di una cura o di un vaccino che possa arrestare il contagio”.

La voglia di ripartire della Serie A, pressata dai problemi economici e preoccupata per il finale di stagione senza conclusione del campionato, subisce lo stop dell’infettivologo che in conferenza stampa ricorda: “Siamo ancora nella fase 1, ad oggi abbiamo ancora troppi morti”. Parole che dovrebbero far riflettere sull’emergenza che viviamo e che dovrebbero portare i club calcistici a pensare più alla salute dei propri giocatori e dei propri lavoratori che ai soli interessi economici. (Fonti: AGI, Adnkronos, Repubblica, Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev)

 

 

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