Coronavirus blocca Serie A, club sul piede di guerra: "Non vogliamo pagare gli stipendi dei calciatori di marzo" Coronavirus blocca Serie A, club sul piede di guerra: "Non vogliamo pagare gli stipendi dei calciatori di marzo"

Coronavirus blocca Serie A, club sul piede di guerra: “Non vogliamo pagare gli stipendi dei calciatori di marzo”

ROMA – Nell’ultima assemblea della Lega Serie A non si è parlato solamente di un’ipotetica ripresa del campionato ai primi di maggio, ma anche del tema che è a più a cuore alle società: gli stipendi dei calciatori. 

Lo stop del calcio in Italia, così come nel resto d’Europa, è stato un atto doveroso alla luce della diffusione del coronavirus ma ha rappresentato un danno enorme sia per le società di calcio che per le aziende che detenevano i diritti tv delle partite.

I club rischiano di non incassare l’ultima rata dei diritti tv di questa stagione, mentre Sky e Dazn stanno subendo un danno enorme perché in questo periodo di sosta di campionato e coppe stanno offrendo un servizio monco ai loro abbonamenti. 

Molti di questi abbonati, hanno avviato le pratiche per disdire i loro abbonamenti perché c’è il rischio concreto che il calcio resti fermo ancora per mesi. Che senso ha pagare mesi di abbonamento senza seguire nessuno evento sportivo? 

Per questo i club di Serie A hanno chiesto a gran voce di non pagare gli stipendi dei calciatori di marzo (e forse di aprile se l’attività agonistica dovesse riprendere solo a maggio…) perché al momento loro sono gli unici che non stanno avendo un danno dal punto di vista economico anche se hanno di fatto smesso di lavorare visto che non ci sono né allenamenti, né gare.

Sull’argomento, è stato intervistato Damiano Tommasi, presidente dell’associazione italiana calciatori. 

L’ex centrocampista della Nazionale Italiana non si è sbilanciato più di tanto. Riportiamo di seguito le sue dichiarazioni ai microfoni dell’Ansa. 

“Il tema della sostenibilità del sistema calcio durante e dopo questa crisi globale è ovviamente tema di estremo interesse per tutti quelli che vivono in questo sistema, calciatori compresi.

Tutti abbiamo l’interesse che l’equilibrio economico venga preservato e proprio per questo dobbiamo valutare tutti gli elementi del momento.

Mancati introiti, rinvio delle competizioni, cancellazione di eventi, contributi governativi, aiuti federali, sostegno delle istituzioni internazionali. Tutti questi elementi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori”.

Poco dopo, ha parlato dell’argomento il ct della Nazionale Roberto Mancini durante la trasmissione radiofonica ‘Un giorno da pecora’ su Radio 1 Rai. Le sue dichiarazioni sono riportate dall’Ansa.

“Non pagare gli stipendi dei calciatori durante questa sosta? Non lo so. Bisogna vedere, il calcio si è fermato come tutti gli sport: a meno che non si possa ricominciare nei prossimi sei mesi il discorso è diverso.
   
Altrimenti i giocatori invece di smettere a maggio lo faranno a luglio e i mesi che non hanno giocato in tal modo li recuperano dopo.

Adesso il calcio viene in secondo piano. Mi fa molto effetto vedere quello che sta accadendo, le persone che vengono a mancare ai propri cari, spero si risolva al più presto, è tutto terribile.

Dispiace che non si possa giocare ma oggi la cosa più importante è risolvere questa situazione. Una volta risolta, può ricominciare tutto e si può andare a giocare anche a giugno.

Allenamenti ad aprile? Non conoscere tutte le situazioni, è un po’ difficile, i giocatori avranno bisogno di allenamento prima di ricominciare a giocare.
   
Ci sono squadre che sono state fermate da molto tempo, ma in 10-15 giorni si può riprendere. E’ una situazione anomala che nessuno ha mai vissuto – conclude -. Poi se si recuperano le partite saranno veramente ravvicinate” (fonte Ansa).

 

 

Gestione cookie