ROMA – “Daniele De Santis mi puntò contro la pistola, era fatto di coca, non sentiva dolore”. E “c’erano altre persone con la pistola, almeno una”. A parlare è Pasquale, un testimone (tifoso del Napoli) che è stato intervistato da Grazia Longo per La Stampa e la cui intervista andrà in onda anche su Announo su La7. Pasquale ammette di aver partecipato al pestaggio di De Santis.
Secondo Pasquale, è stato Daniele De Santis ha sparare a Ciro Esposito, e assicura che a sparare c’è stato anche qualcun altro:
«Sparava, sparava. Io sono una persona ignorante ma a parte che l’ho visto con gli occhi miei, vorrei capire come si fa a dire che ha sparato solo una pistola, quando a Ciro il proiettile gli è rimasto dentro, mentre a Gennaro Fioretti gli è esploso nel braccio. I proiettili e gli sparatori erano due».
«Era l’unico a volto scoperto, gli altri avevano il passamontagna nero o il casco. E poi De Santis ha puntato la pistola anche contro di me, mi sono visto morto, mi sono visto. Per fortuna l’arma si è inceppata e sono ancora qui a parlare».
Il tifoso poi racconta il pestaggio a De Santis:
«Perché se non andavamo ad aiutarli, quello lì li ammazzava. Sembrava un pazzo. Noi napoletani siamo fatti così, siamo solidali e aiutiamo i concittadini in difficoltà».
«No, solo le mani. A Gastone, dopo che aveva sparato a Ciro, l’ho riempito di botte. Gli ho girato le caviglie con le mie mani, gli ho girato. Ma secondo me era fatto di cocaina perché era insensibile al dolore».
Un altro testimone intervistato dal Mattino conferma la tesi secondo cui De Santis era sotto effetto di cocaina:
De Santis »stava totalmente imbottito di coca…Non sentiva dolore. Cioè tu lo menavi e lui faceva: «Daje, più forte, più forte.. non sentiva niente».
Infine Pasquale spiega perché non si è rivolto alle forze dell’ordine e perché secondo lui il processo mediatico a Gennaro De Tommaso (alias Genny ‘a Carogna) è sbagliato:
«Alla polizia io non ci vado. Già hanno arrestato a Ciro, solo perché ha aiutato quella gente, finisce che arrestano pure a me. Però voglio dirlo forte che quello di sabato è stato un agguato. Perché adesso a noi napoletani vogliono farci passare per delinquenti e camorristi. Vale pure per Genny ’a carogna. Tutti contro di lui solo per quella maglietta. Volete sapere la verità?».
Dimmi.
«La verità è che se non interveniva lui, allo stadio finiva in carneficina. Finiva in un massacro. Quelli uscivano e bruciavano la città. Lo dovevano ringraziare a Genny per quello che ha fatto. Senza contare che è stato il primo a venire a trovare a Ciro in ospedale».