Davide Astori, Carlo Tranquilli: “Probabilità di uno su centomila”

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Davide Astori, Carlo Tranquilli: “Probabilità di uno su centomila”

ROMA – La morte di Davide Astori ha lasciato tutti senza parole, soprattutto per la modalità, un arresto cardiocircolatorio capitato ad un atleta di 31 anni che mai prima d’ora aveva manifestato problematiche di tipo cardiaco. Una fatalità giunta nonostante la serie di controlli avanzati a cui periodicamente un calciatore si sottopone, pratica in cui l’Italia è all’avanguardia da anni.

Carlo Tranquilli, specialista in medicina dello sport ed ex medico dell’Under 21 azzurra, è stato intervistato dall’Ansa a proposito della tragica morte del capitano della Fiorentina: “In Italia siamo avanti grazie alla Legge 91 che regola le norme dei rapporti tra sportivi e società professionistiche, introducendo già dagli anni 80 la scheda sanitaria per ogni atleta”.

Il rischio di morti del genere, anche se molto basso, esiste e non può essere evitato: “Purtroppo non c’è niente di nuovo, con i controlli si abbassa di molto il rischio di morte improvvisa ma non la si può evitare al 100%. Nel nostro Paese, grazie all’obbligo di legge, i controlli sono molto più estesi rispetto agli altri paesi. Almeno ogni sei mesi la scheda sanitari dell’atleta deve essere aggiornata e la responsabilità è della società, quindi del medico sociale. Come in Italia ci sono pochi altri posti nel mondo, con lo screening che facciamo noi e i controlli pre-gara per gli atleti professionisti si possono abbassare i rischi di morte improvvisa fino all’89%. E comunque, più in generale anche con un semplice elettrocardiogramma ben letto dal medico si possono abbassare di molto i rischi. Ma purtroppo ci sono patologie che sfuggono”.

“Negli sportivi under 35 – continua Tranquilli – possono capitare patologie nascoste come le cardiomiopatie ipertrofiche o una displasia aritmogena. Questo tipo di patologie si possono sospettare ma è difficile scoprirle. Ci sono poi patologie intercorrenti legate a malattie infettive che possono portare ad una miocardite. In Italia gli atleti professionisti sono obbligati a fare almeno ogni sei mesi controlli ma il rischio di morte improvvisa resta e si può verificare su un atleta per ogni 100.000 sotto i 35 anni. Le statistiche, purtroppo, lo dimostrano”.

In Italia esistono tra i 50mila ed i 70mila casi di morte improvvisa che coglie un individuo sotto i 35 anni, come spiegato dal cardiologo dell’Università Tor Vergata di Roma, Valerio Sanguigni. Questa la sua opinione riportata da ‘Tuttosport’: “I controlli in Italia sono tra i migliori al mondo ma ci sono patologie che sfuggono, anche molto rare. Come la displasia aritmogena del ventricolo, una cardiopatia congenita in cui il cuore e coronarie appaiono sani ma ci sono alterazioni che possono scatenare un attacco. Purtroppo le aritmie cardiache sono imprevedibili, non è vero che avvengono sempre dopo uno sforzo. Inoltre di notte le frequenze cardiache negli atleti professionisti scendono molto, anche sotto i 40, e questo è un fattore che può scatenare le aritmie”.

 

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