Con tre semplici parole “ci vediamo domenica”, si può diventare un super idolo? Certo, se si rinuncia a guadagnare in tre anni 75 milioni di euro. Non strabuzzate gli occhi: era stata questa la cifra di una squadra degli emirati arabi – Al Qadsiah – offerta all’argentino di Roma, Paulo Dybala.
Dopo qualche giorno di trattativa, il giocatore trentenne ha risposto no: “Resto con i giallorossi”. Meglio rimanere ricchi qui, che diventare nababbi con i soldi degli sceicchi. Clamore, entusiasmo, gioia, soddisfazione: i sostantivi sono tanti, si potrebbe contarli a decine. La prova del nove la si potrà avere domenica allo stadio Olimpico quando Dybala entrerà in campo. Perché questa scelta? Come mai un professionista della pelota ha rinunciato a tanti soldi in grado di tranquillizzare economicamente quattro o cinque generazioni della sua famiglia?
Diamo per una volta il merito alla città in cui vivo ed abito. Certamente, Roma avrà tante pecche: non è pulita come dovrebbe essere una Capitale, i servizi pubblici non funzionano, la metropolitana va a singhiozzi, le buche si contano a decine, i marciapiedi sono sconnessi, il traffico è caotico, i taxi si trovano solo se si compie un miracolo. Tutto questo è vero, però, come ha confessato Dybala ai suoi amici del cuore: “E’ la più bella e suggestiva città del mondo”. Il Colosseo, i Fori Romani, San Pietro, Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi. L’elenco di questi capolavori potrebbe continuare all’infinito.
Allora, qualcuno potrà chiedere a Dybala: sei felice? Come non esserlo con un pubblico che va allo stadio pieno di speranze, che ama la sua squadra anche se spesso i successi mancano o tardano ad arrivare.?“Quando senti cantare la curva sud non puoi che commuoverti”, sostiene Paulo.
Così, l’italo argentino è diventato super. Come pochi altri: De Rossi (oggi il suo mister),Totti, Ancelotti, Falcao, Pruzzo, Amadei. Perché non è facile rinunciare a tanti soldi e a dire no ad una eredità da zio d’America. Quindi, la decisione (probabilmente sofferta) va al di là di qualsiasi previsione. Potrà succedere tutto da oggi in poi nella squadra più amata della Capitale, ma di Dybala e del suo gesto nessuno si potrà dimenticare.
Se guardi altrove gli esempi sono pochissimi, si contano sulle dita di una mano. E’ comprensibile, perché un trasferimento del genere ti trasforma la vita e non avrai più pensieri. Questa rinuncia dell’argentino romanizzato potrebbe cambiare (se non molto) l’andamento del calcio mercato. Perchè spesso le società italiane vanno alla ricerca di speranze che vivono all’estero. Le nostre squadre contano a volte, sette o anche otto giocatori che parlano a stento l’italiano. Però costano meno, pure se i milioni oggi sembrano diventati bruscolini.
E’ una deriva per il nostro campionato che non è il più bello come una volta. A scapito dei nostri giovani, i quali non hanno più spazio (o quasi) nelle trattative del mercato. A discapito, non dimentichiamolo, della nazionale azzurra che non sa più dove pescare giovani di belle speranze. Sarà pure colpa dei commissari tecnici se i risultati di un tempo non ci sono più. Ma le responsabilità vanno divise. Ecco perché un gesto come quello di Dybala commuove decine di migliaia di tifosi che assistono sbalorditi a quanto accaduto in questi giorni.