Triste y Final: Kusturica racconta l’ultima notte a Napoli di Maradona

Pubblicato il 16 Marzo 2011 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA

Diego Armando Maradona

ROMA –  ”Pensa che giocatore sarei potuto essere se non avessi preso la cocaina. Che giocatore che abbiamo perso”: è lo stesso Diego Armando Maradona a dirlo nel film documentario di Emir Kusturica a lui dedicato.

E’ stata infatti proprio la cocaina a mettere fine alla carriera italiana del ”pibe de oro”. E’ il 17 marzo del 1991 quando al controllo antidoping dopo la partita di campionato Napoli-Bari (vinta dagli azzurri per 1-0 con gol di Zola), Maradona viene trovato positivo allo stupefacente.

La favola del ragazzino delle ‘cebollitas’ capace di realizzare il suo sogno di bambino ”di giocare un Mondiale e vincerlo” è finita. La parabola discendente di quello che per i più è stato il più grande calciatore di tutti i tempi è compiuta. Quel 17 marzo segnò la fine del rapporto tra Maradona e Napoli – sette anni di successi, di trionfi, di rivalse. Due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana, sette anni impossibili da cancellare – ma segnò soprattutto una fase di declino dell’uomo Maradona.

Quel pomeriggio del 17 marzo è l’inizio della fine. La positività riscontrata a Maradona è per ”el Diego” un complotto per farlo fuori dopo che la sua Argentina aveva eliminato la nazionale italiana ai quarti di finale del Mondiale di Italia ’90. I problemi di Maradona con la cocaina risalgono a ben prima dell’arrivo a Napoli, dai tempi di Barcellona. In città, però, tanti sapevano ma hanno sempre taciuto. Il Maradona che torna a Napoli dopo i Mondiali del ’90 è un uomo in difficoltà.

Aveva chiesto con insistenza a Ferlaino di essere ceduto. Richiesta negata. Maradona non e’ piu’ lo stesso. E lo si vede soprattutto in campo. Il Napoli ha sulle maglie lo scudetto, il secondo della sua storia. Ma il ‘pibe de oro’ e’ lontano anni luce dalle sue prestazioni. Maradona non riesce ad elaborare la delusione per la sconfitta nella finale Mondiale di Roma.

Il declino dell’uomo, è solo questione di tempo. Il campionato del Napoli parte male. La trasferta di Coppa dei Campioni a Mosca, e la conseguente eliminazione, danno il segno della sua malattia. Maradona non parte con i compagni per la Russia. A nulla servono i tentativi di Ferrara e compagni a tirar fuori dal letto Diego.

Il pibe raggiungerà Mosca in aerotaxi, partira’ dalla panchina. Ma non basta. E’ novembre 1990: la vita di Maradona va a rotoli. Fioccano i deferimenti per le assenze (come quello per la mancata partecipazione alla gara di coppa Italia con la Fiorentina o quello per non essersi fatto trovare in casa due volte alla visita fiscale disposta dal Napoli). Persino l’Osservatore Romano stigmatizza i comportamenti di Maradona sottolineando ”Il crepuscolo di un divo”. Maradona è  l’ombra di se stesso. Il suo rapporto con la citta’ diventa ogni giorno piu’ complicato e insostenibile. La nascita (e la causa per il riconoscimento avviata da Cristiana Sinagra) di Diego junior nel settembre 1986 e’ un tormento senza fine per Maradona che pero’ nega la paternita’. Spuntano le fotografie che lo ritraggono in compagnia della famiglia Giuliano, clan egemone a Forcella. Scatti che fanno il giro del mondo con il pibe de oro immortalato nella vasca da bagno a forma di conchiglia sorridente con i boss. Le foto sono di 4 anni prima, ma vengono fuori solo ora, nel momento piu’ oscuro della vita del campione.

Sono passati 7 anni dal suo arrivo a Napoli ma Maradona non sta più bene all’ombra del Vesuvio. Ci sono poi i coinvolgimenti giudiziari. Maradona viene tirato in ballo da una prostituta dei quartieri spagnoli, che racconta le ”richieste” del campione (donne e cocaina). In campo si vede e non si vede. Luciano Moggi (allora dg) è per la linea dura. Ferlaino temporeggia, l’allenatore, Albertino Bigon, aspetta pazientemente lasciando sempre la porta aperta al pibe. Il 17 marzo il controllo antidoping: la notizia della positività è datata 29 marzo. Anche le controanalisi confermano le tracce di cocaina e la notizia fa il giro del mondo. Maradona è disorientato. Cerca protezione in famiglia. La notte tra l’uno e il 2 aprile decide di lasciare Napoli. Per sempre. Il 6 aprile 1991 la commissione disciplinare della Lega lo sospende per 15 mesi, il 20 aprile la sanzione viene confermata e Maradona viene fermato fino al 30 giugno 1992. Ritorna a giocare nel ’93 a Siviglia, Poi il Mondiale di Usa ’94 e la nuova positività, stavolta all’efedrina, e lo spettro di un nuovo ”complotto” ordito contro di lui. Maradona crolla, cerca di disintossicarsi, sfiora la morte poi si riprende fino a tornare ad un mondiale, quello del 2010, da ct.