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F1, Alonso show in Corea: la Red Bull trema e la Ferrari gongola

di |25 Ottobre 2010 13:17

Fernando Alonso

La formula 1 non è solo matematica: è cuore, e’ rosso passione, è talento, è anche fortuna. E prima o poi gira…

Fernando Alonso non aveva perso la speranza nemmeno quando, dopo il gp di Spa, la sua distanza dalla vetta della classifica era di cinquanta punti: troppi anche per uno che due titoli iridati li ha gia’ vinti. ”Affrontiamo sette finali, e magari recuperiamo quello che abbiamo perso fino ad ora” aveva detto dopo l’ennesimo gran premio sfortunato.

Eppure non si è mai chiamato fuori da quella corsa al mondiale che adesso, a due gare dalla fine, lo spagnolo studia dall’alto: dalle undici lunghezze di vantaggio che sotto il diluvio coreano ha confezionato, diventando da inseguitore inseguito. E se ti chiami Alonso e guidi una F10 che nel finale di stagione ha ritrovato smalto e velocità per gli avversari finora convinti di avere le mani sul mondiale si fa dura.

La corsa sul circuito inedito della Corea del Sud ha ribaltato una situazione che sembrava già scritta: con le Red Bull lanciatissime verso il doppio titolo (piloti/costruttori), grazie a una monoposto progettata per non avere rivali in termini di velocità e competitività. Ma è qui che l’uomo torna ad avere la meglio sulla macchina: per le Red Bull quella di Yeongam è stata una vera ‘Corea’ e se a Sebastian Vettel si può addebitare solo la sfortuna per aver rotto il motore dopo 45 giri (ma nella stagione il giovane tedesco di errori ne ha inanellati parecchi), Mark Webber il pasticcio lo ha combinato con le sue mani.

”E’ stata colpa mia, l’errore l’ho fatto io” ha ripetuto sapendo di aver buttato all’aria forse più di mezzo mondiale. ”Ma non è finita”’ ripete l’australiano, che il mastino spagnolo preferiva averlo alle spalle che davanti. Ma anche Alonso non perde la calma e pronuncia la stessa frase del rivale di casa Red Bull: ”Non è cambiato niente, il mondiale non è finito”.

Certo a San Paolo l’asturiano potrebbe già laurearsi campione: gli basterebbe vincere il gp del Brasile e che Webber non faccia meglio del quinto posto. Insomma Alonso ha conquistato a sorpresa il primo matchpoint per conquistare il primo titolo con la Ferrari, il suo sogno, dopo la doppietta in Renault.

Però la casa di Maranello sceglie il profilo basso, vieta i toni trionfalistici e predica l’umilta’ per il rush finale di un mondiale tutt’altro che scontato. ”La nostra missione è stare tranquilli, lavorare con molta concentrazione e senza eccessi di euforia” il diktat della scuderia divulgato dal direttore della gestione sportiva, Stefano Domenicali. ”Dobbiamo preparare le ultime due gare nel migliore dei modi – ha aggiunto – perché i nostri avversari sono molto, molto duri. Non dovremo avere problemi e questo fara’ la differenza”. Prossima tappa (7 novembre) Interlagos, un circuito di solito caro alla Ferrari e poi il gran finale ad Abu Dhabi (il 14).

”Calma e gesso! In Corea vittoria fantastica ma sappiamo bene che la parte più difficile inizia adesso – insiste Domenicali -. Dovremo affrontare le prossime due gare con quella stessa feroce determinazione che ci ha consentito una rimonta che in tanti consideravano impossibile. Quello che conta di più sono la testa, della squadra e dei piloti, l’affidabilità e la concentrazione”.

Le Rosse corrono, ma volano basso: eppure per i bookmaker lo spagnolo ora ha in mano il mondiale e le quote sulla sua vittoria sono letteralmente crollate. Alonso sceglie il profilo basso, ha esultato alla ‘Schumi’ sul podio coreano, ma non fa previsioni: e se la formula uno non era matematica nemmeno quando il segno meno portava 50, figuriamoci adesso che i conti li puo’ fare dall’alto.

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