Faletti: romanzo sul mondo del calcio

(di Massimo Lomonaco).
– PIETRASANTA (LUCCA), 12 GIU – Della storia vuole
parlare pochissimo: ma quello che e' certo e' che il nuovo
romanzo di Giorgio Faletti, che uscira' con Einaudi, sembra
anticipare in qualche modo cio' che e' successo in questi giorni
nel mondo del calcio, con in piu' il mistero di un allenatore
scomparso.
''Quello emerso in questi giorni – ha raccontato lo
scrittore all'ANSA prima di salire ieri sera sul palco a
Pietrasanta per 'Anteprime' la manifestazione letteraria che si
chiude oggi -mi ha fatto sobbalzare. Non e' che ho precorso i
tempi, perche' il libro uscira' ben dopo ma accorgersi che e'
scoppiato tutto questo casino, mi fa pensare''. Del resto – ha
aggiunto – lui alle casualita' ha detto di essere abituato:
''anni fa scrissi una canzone che si chiamava 'Ulula' e parlava
di uno che diventa un licantropo ed ecco che esce il brano di
Dalla 'Attenti al lupo'. Poi ne ho scritta un'altra, 'Abbasso la
mamma', e subito arriva Bennato con 'Viva la mamma'. Insomma
casi, ma ci sono persone che hanno la capacita' di sentire i
tempi''.
''Con quello in uscita- siamo al sesto romanzo e al settimo
libro. E credo – ha aggiunto – che ogni romanzo sia per l'
autore una svolta. In realta', ogni libro e' una cosa a se'. Ma
a me piace illudermi che ci sia ogni volta una forma di crescita
anche a livello personale. Nonostante il mio romanzo di esordio
sia stata una cosa clamorosa, la voglia di raccontare c'e'
ancora ed e' sempre tanta''. Sul libro – il titolo e' ancora da
decidere – ci ha tenuto poi a precisare che ''ha comportato una
diversita' di approccio. Il testo fa parte di una serie di
romanzi per i quali gli autori hanno avuto ampia liberta' di
scelta sull'argomento . L'editore ha posto pero' un limite: 120
pagine. Insomma, quello che una volta veniva chiamato novella,
o romanzo breve, o se si vuole racconto lungo. Costruire una
storia, con un punto iniziale e uno finale in qualche modo
prestabilito, che non si chiuda precipitosamente nelle ultime 3
pagine, come in un giallo, e' cosa molto diversa''.
Faletti pero' non si e' sentito molto in imbarazzo: ''
naturalmente all'inizio, come in ogni mia creazione, ero molto
ansioso all'inizio e meditavo il suicidio. Poi, poco per
volta,l'idea si e' sviluppata e ho capito che potevo farcela e
anche continuare a vivere. E' successo anche quando dovevo
scrivere i testi comici per i miei personaggi o le mie
canzoni''.
A proposito, la scrittura non l'ha certo allontanato dalla
musica: ''accanto al computer, ho la tastiera. Quando smetto di
scrivere, mi giro e comincio a suonare''. E poi non ha escluso
che prima o poi posso uscire un suo nuovo cd.
Dopo l'intervista e' salito sul palco in una Piazza Duomo
affollata e attenta e ha raccontato la sua passione per l'Elba
(''la svolta della vita''), della sua stima nei confronti di
Ciampi (''con lui livornese, abbiamo parlato della mia isola'')
ma anche di Napolitano. Poi gli hanno domandato se vedesse una
differenza tra la Milano di oggi, quella di Pisapia, e quella
di un tempo 'da bere' ( che lui ha descritto in un suo romanzo)
e ha glissato: ''non la conosco piu' tanto bene, non la
frequento piu'. Non riuscirei quindi a dare una definizione''.
Sui referendum ha detto: ''sono importanti . Mi dolgo se non
faro' in tempo ad andare a votare''.
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