Acque agitate in Ferrari. Processo in arrivo. Il flop di Barcellona ha esacerbato gli animi. Tutti amareggiati, piloti in testa sverniciati dalle Mercedes che hanno imbroccato – loro sì – le modifiche (fiancate, fondo, alettone posteriore). A Brackley ce l’hanno fatta, a Maranello ancora no. E i 16 anni di digiuno iridato sono diventati un macigno di intollerabile oppressione. Tutte (o quasi) le scuderie hanno fatto modifiche, riuscendoci. La Aston Martin di Alonso e l’Alpine di Ocon in misura evidente. Anche l’Alfa Romeo ha centrato gli sviluppi e Zhou a Montemelo’ ha saputo estrarre dalla macchina un potenziale di tutto rispetto andando addirittura a punti dopo alcune gare opache.
A Barcellona, la Ferrari ha fallito la prova d’appello. Giù dal podio con Sainz, fuori dalla Top ten (quindi dai punti) Leclerc. Tranciante il monegasco: “Siamo inconsistenti”. E poi, a scanso di equivoci: “Sono un monumento alla frustrazione”. L’unico a non scomporsi è il gran capo Fred Vasseur che ha la sfrontatezza (per taluni scriba sarebbe addirittura “insolente impudenza”) di dire: “No, parbleu, abbiamo al contrario fatto un passo avanti, abbiamo battuto la Aston Martin”.
Frase urticante per il popolo rosso. E allora i dubbi sul tanto celebrato progetto di rilancio si infittiscono. Certo le modifiche ci sono state ma non hanno funzionato. In soldoni, con tutta franchezza: la nuova Ferrari vale quanto la vecchia. La fine del tunnel è lontanissima. Dopo 7 gare la soluzione al rebus ferrarista non c’è ancora. Sintetizza Leclerc:”Non ci capiamo niente”. Non è il solo.
John Elkann lo starebbe già cercando. I rumors di queste ultime settimane lo confermerebbero. Ma il presidente non cerca un pilota (le voci su un interessamento ad Hamilton erano un depistaggio), cerca piuttosto un uomo che sappia sbrogliare la matassa. Un direttore tecnico come James Allison, l’ingegnere britannico alla Ferrari prima di Binotto. Il mago Allison rientrato alla Mercedes a miracol mostrare. La scuderia tedesca non ha perso tempo: via Mike Elliott, team leader del reparto sviluppo e e progettazione ( aveva curato W12, W13, W14) e dentro Allison, guarda caso proprio il suo predecessore. E subito sono arrivati i risultati. Certo occorre strappare i talenti alla concorrenza, occorre un bel pacco di milioni. Inevitabile. Ma così la Ferrari non può stare.