
ROMA – Nonostante le dimissioni, tecnicamente Sepp Blatter sarà presidente Fifa almeno per altri 4 mesi, il tempo che per statuto serve a convocare nuove elezioni. Ma l’inchiesta promossa dal ministro della Giustizia Usa Loretta E. Linch e condotta dall’Fbi è tutt’altro che conclusa: accuse circostanziate a carico di Blatter non sono state confermate né smentite. Lui si è dimesso, dopo la disperata resistenza di 4 giorni, per il coinvolgimento processuale del suo vice, il segretario generale Jerome Walcke, per la tangente da 10 milioni di dollari pagata dal Sudafrica.
Ma non subito: prima la Fifa ha smentito, quindi ha debolmente giustificato la mazzetta come sostegno economico al calcio centro e nord-americano rappresentato dalla Concacaf. Quando un giornalista inglese del Guardian ha pubblicato un tweet con la lettera del marzo 2008 in cui il capo della federazione del Sudafrica comunicava a Walcke il pagamento di 10 milioni di dollari alle Concacaf allora guidata da Jack Warner, Blatter ha capitolato. Nel frattempo gli inquirenti stanno torchiando quadri e dirigenti. Spiega Massimo Gaggi sul Corriere della Sera la tipica tecnica di accerchiamento con cui l’Fbi persegue i pesci grossi.
Ieri un inquirente ha detto alla rete Abc che, dopo Valcke, l’inchiesta potrebbe arrivare a Blatter. Lui per ora non è incriminato, ma è nota la tecnica dell’Fbi che accerta le responsabilità dei capi di organizzazioni che commettono crimini mettendo alle strette i subordinati, spinti a collaborare per evitare lunghe detenzioni. Proprio quello che stanno facendo ora gli investigatori della Corte federale di Brooklyn coi numerosi imputati. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera).