Mihajlovic: “Mi vergogno di essere serbo”. Per Ivan, non per Srebrenica

Pubblicato il 6 Ottobre 2011 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA

Sinisa Mihajlovic (foto LaPresse)

FIRENZE – L’allenatore della Fiorentina Sinisa Mihajlovic si vergogna di essere serbo. Lo ha detto lui stesso ai microfoni di Sky riferendosi ai disordini dei tifosi serbi durante e dopo la partita contro l’Italia a Genova. “In quel momento, per la prima ed unica volta, mi sono vergognato di essere serbo”. Certo si parla di calcio e di sport e quindi poi l’intervista ha virato su domande tecniche e sulla Fiorentina. Ma se ne deduce che Mihajlovic prima non si era mai vergognato di essere serbo.

Non si era vergognato di essere serbo l’11 luglio del 1995 quando si consumò il più sanguinoso massacro in Europa dopo la Seconda Guerra mondiale. 8.372 civili musulmani furono trucidati dalle truppe serbe del generale Ratko Mladic dopo la caduta di Srebrenica, piccola cittadina bosniaca, dichiarata zona protetta dalle Nazioni Unite e in cui migliaia di musulmani bosniaci avevano trovato rifugio.

Evidentemente il generale Ratko Mladic non regge il confronto con il temibile Ivan “il terribile” Bogdanov, ovvero il capo capo della tifoseria serba che ha messo a ferro e fuoco lo stadio Ferraris. Con il soprannome di Coi appartiene alla fazione estremista e militante degli “Ultra Boys” ed è noto da tempo alla polizia serba, oltre ad essere famoso per aver fatto indignare e tanto vergognare Mihalojvic.

Scontri in una partita di calcio fanno tanto vergognare, massacri avvenuti a “casa” invece no. Come la prenderebbe Mihajlovic se un croato dicesse per la prima volta di vergognarsi perchè un giocatore o un tifoso della sua nazionale ha creato disordini allo stadio senza aver provato invece nessun imbarazzo il 4 agosto del 1995, quando il “suo” esercito uccise oltre 2.000 serbi?