Fuoco sul ghiaccio. Fiamme sui Giochi di Milano-Cortina. Per ora solo minacce urticanti, ma clamorose.
I fatti: Arianna Fontana, 33 anni ad aprile, l’atleta più medagliata nella storia olimpica italiana – 11 medaglie in cinque Olimpiadi, da Torino 2006 a Pechino 2022 – ha preso in mano (virtualmente) il bazooka e lo ha puntato dritto al cuore della sua Federazione. Con un avvertimento: O accettate le mie richieste o non gareggio più con l’Italia.
Cambio bandiera, vado con gli USA. Prendere o lasciare. Intesi? Ora alla eroina dello short track – pattinaggio su ghiaccio basato sulla velocità su una pista di 111 metri – ci permettiamo due o tre considerazioni molto personali ma schiette. Parole davanti ad un camino, tra nonno e nipotina.
Cara Arianna, “al netto di ogni retorica patriottarda” (come ti ha detto anche il saggio Leo Turrini) con il tricolore non si scherza. D’accordo, hai sposato un cittadino americano, il tuo Antony è pure il tuo allenatore. Ok. Ma saltare il fosso ed andare ad arricchire il medagliere statunitense suona, all’orecchio di tanti – quorum ego – come un tradimento. Proprio tu, la portabandiera dell’Italia ai Giochi 2018 di Pyeong Chang, tu che addirittura sei stata scelta alla cerimonia inaugurale dei giochi 2026 per accendere il tripode, come “simbolo di una italianità messa al servizio dell’eterno sogno olimpico” vuoi abbandonare il tricolore? C’è qualcosa che non torna.
Giovanni Malagò ci è rimasto molto male. Ha detto:” A livello umano e in nome del rapporto personale che mi lega a lei e che tutti conoscono, sono rimasto sinceramente molto dispiaciuto per quello che ha dichiarato. Mi aspetto che mi chiami per chiarire“.
È noto che e “irrecuperabile” la fiducia nello staff federale. Lo dici spesso. Sono note anche le tue rivelazioni secondo le quali avresti subito dei maltrattamenti da parte di alcuni componenti della squadra maschile. Hai usato parole dure:” Finché quelle decisioni ed azioni saranno approvate, io non tornerò; e se dovessi decidere di competere in futuro, il mio percorso sarà completamente separato da quello che il direttore tecnico e il suo staff hanno pianificato per il gruppo italiano. In quel caso mi dispiacerà non allenarmi con il resto degli atleti italiani”. Dunque la frattura è insanabile? Da qui ai Giochi mancano 3 anni e poco più. C’è quindi tutto il tempo per ricucire una situazione che, è vero, da tempo è deteriorata. La pattinatrice valtellinese, un talento precoce ( a 15 anni e 134 giorni è salita sul podio olimpico; resta la più giovane italiana a esserci riuscita) ha tutto il tempo per rimediare. Sennò comincia il buio. Ricorda Carosone:” Tu vuo’fa’ l’americana ma sì nata in Italy. Sient’ a mme, chi t’o fa fa’”.
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