“Finisce qua. Mi hai dato tutto. Ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme”. Gianluigi Buffon ha appena ufficializzato con un post su Instagram l’addio al calcio.
Post corredato da dieci minuti di highlights di una carriera inimitabile per longevità e numero di trofei, dagli inizi col Parma ai trionfi con la maglia della Juventus e della Nazionale culminata con la vittoria del Mondiale 2006. I Coldplay di Viva la vida a fare da sottofondo musicale.
Il più grande di tutti? Non sarebbe una bestemmia, anche a livello internazionale, da Zamora a Jascin. Per la Juventus è senz’altro il numero 1 per antonomasia. I boomer italiani tuttavia proprio non possono dimenticare un’altra figura leggendaria, un altro campione del mondo, uno che, per dire, è finito sui francobolli ufficiali dello Stato italiano.
Ebbene sì, Dino Zoff. Altri tempi, si dirà, confronto impossibile, e poi oggi celebriamo Buffon, va bene lo scialo di assoluti e superlativi. Altri tempi, altro calcio. Altro stile? Tanto estroverso e quasi sfacciato nel talento Gigi, quanto silenzioso, severo, hombre vertical essenziale nella parata come nella vita, Dino.
Enfasi prendici la mano, esageriamo: la leggenda Buffon vale il mito Zoff? Uno ha giocato fino a 45 anni, quasi un record, ma limando verso il basso alla fine la qualità delle performance. L’altro a 40 anni (quando a 30 si era già a metà del viale del tramonto) ha raggiunto l’apice, dopo che 4 anni prima lo avevano già dato per morto e ritenuto mezzo orbo per via di un paio di bolidi assasini di olandesi e brasiliani.
E del resto solo chi cade può risorgere, come un vecchio film con Humprey Bogart. Gigi assomiglia di più a un Tom Cruise nell’ennesimo Mission Impossible, sempre sicuro tra i pali ma, come dire, un filo arruginito (oddio, non è che ci resta secco, stavolta, vien da pensare più spesso di quanto vorremmo).
Non parliamo di moralità, per carità, non rileva (anche perché tra 88 sulla maglia e puntatine proibite qualcuno vedrebbe macchiati non solo i guantoni). Ma, a scanso di equivoci, in battaglia o solo alla partita decisiva, voi da chi vi fareste guidare? Ai poster nelle camerette l’ardua sentenza.
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