Gigi Riva su Bossi Jr: “Se non sta bene può anche andarsene dall’Italia”

“Se non sta bene può anche andarsene dall’Italia, nessuno ne farà una malattia…”. Sferzante la risposta di Gigi Riva, team manager azzurro, alle esternazioni di Renzo Bossi che ha dichiarato di non tifare per l’Italia ai prossimi Mondiali.

“E’ un’affermazione stupida e grave – continua Riva – se inizia così in politica non va molto lontano. Forse ha voluto farsi conoscere dicendo qualcosa di clamoroso, di esaltante. Ma l’Italia viene prima di lui e resterà anche dopo di lui. La Nazionale è sempre adoperata fuori luogo”.

Per l’ex Rombo di tuono la maglia azzurra “é l’unica cosa che ancora unisce. La politica ha toccato il fondo. Nel 2006 la vittoria mondiale e il calcio hanno salvato il Paese – conclude -. Hanno dato un’immagine positiva in tutto il mondo, cosa che la politica non ha dato”.

“Non riesco davvero a capire un’affermazione del genere – insiste Riva -. E’ come se un bambino di otto anni che viene punito dalla madre e per ripicca le dice ‘non ti voglio più bene’. E’ davvero una cosa da bambini. E’ un’affermazione che non deve nemmeno essere presa in considerazione”.

Riva stigmatizza le polemiche e il gossip mediatici. “In tv ormai danno spazio a chiunque. C’é gente che partecipa a 26 programmi a settimana… Siamo stufi di vedere e sentire cose che tutto sommato non cambiano niente. Sono bisticci per dire ‘il giocattolo e’ miò. La nazionale? C’é gente che fa sacrifici enormi per andare in Sudafrica. Poi ci sono state anche queste minacce dei talebani. Tutte cose che ti possono mettere alle spalle sempre un po’ di timori… La maglia azzurra é l’unica cosa che ancora unisce l’Italia tra il protagonismo politico e il gossip tv”.

La definizione di “sentimento di 50 anni fa” dato da Bossi jr al tricolore fa sobbalzare Riva. “Quando sento l’inno io ho sempre un brivido freddo che mi passa lungo la schiena. Io sono uno che si rifugia ancora in questi valori, perché gli altri non meritano di essere seguiti. In questa situazione rivedo i ricordi di Paesi sudamericani di tanti anni fa dove il calcio mascherava i problemi reali. Nel 2006 abbiamo avuto questa soddisfazione, che il Paese e il calcio sono stati salvati proprio dalla vittoria mondiale. Allora il calcio ha dato un’immagine positiva a tutto il mondo, a livello politico non dobbiamo essere orgogliosi proprio di niente. C’é stato un Paese che fatica ed è andato solo dall’alto in basso”.

“Se oggi siamo apprezzati e stimati – continua – è per quel mondiale, troviamo negli aeroporti in giro per il mondo centinaia di persone che stanno aspettare la nazionale e la maglia azzurra. Possono essere anche stranieri, abbiamo trovato ragazzi con l’immagine dell’Italia perfino alle isole Faroer…”.

Gestione cookie