Lo sloveno Primoz Roglic, 33 anni, capitano della corazzata olandese Jumbo Visma ha vinto il Giro d’Italia, edizione 106.
La Corsa Rosa si è arricchita di un nome di prestigio, un combattente mai domo. In questo Giro ha avuto un solo momento difficile, sul monte Bandone, ma ha saputo gestirlo con sapienza tattica e tanto mestiere.
Il veterano Geraint Thomas, 37 anni e un palmares, ha perso la maglia rosa nella penultima tappa e il Giro per solo 14”. Il gallese, è una icona del ciclismo mondiale. Terzo il giovane portoghese Joao Almeida, destinato a un futuro roseo. Peccato che si sia ritirato Remco Evenepoel, campione del mondo, atleta imprevedibile, estroso. Forse sarebbe uscito un Giro meno sonnacchioso.
BILANCIO DEL GIRO CON LUCI ED OMBRE
Il Giro d’Italia è stato soft (eufemismo) per due settimane e si è svegliato solo nella terza settimana. Il clou l’ha offerto nel finale-thrilling una cronoscalata che resterà nella leggenda della Corsa Rosa.
Il ribaltone di Roglic con l’arrivo show a Monte Lussari, dopo un salto di catena, resterà negli annali del ciclismo. Così come lo spettacolo offerto dalla gente slovena che ha abbracciato il suo idolo in pianto. A 33 anni lo sloveno si è confermato un combattente e ha fatto il ribaltone del Giro 106 – il quinto ribaltone più pazzo della storia Rosa – al penultimo giorno regalando un brivido collettivo che è già leggenda.
Ma questo Giro sarà ricordato anche per il numero dei ritiri (51), falcidiati da Covid e cadute. Per il ciclismo azzurro sono indimenticabili le vittorie di Milan, Zana e Albanese. Tre giovani dal futuro assicurato. Indimenticabile la tappa di Caorle e la volatona con cui Dainese ha battuto Milan per 6,7 millesimi. Straordinaria l’impresa di Filippo Zana che sul traguardo di Val di Zoldo ha bruciato Thibaut Pinot in un arrivo in quota d’altri tempi.
Quanto a Jonathan Milan, 22enne di Tolmezzo (Udine),oro olimpico nel quartetto di Filippo Ganna, è stato la più grande sorpresa azzurra del Giro: ha vinto la classifica a punti (maglia ciclamino ), ha regalato volate imperiali.
ROMA, CAPUT GIRO
Roma ha apprezzato il Giro nella passerella finale con un circuito conclusivo che ha toccato i punti salienti della città come Villa Borghese, Castel Sant’Angelo, Colosseo e Circo Massimo. La capitale è stata arrivo di tappa già nella prima edizione. È stata una festa iniziata al mattino con migliaia di piccoli e grandi pedalatori in Rosa.
A seguire i ciclisti della Athletica Vaticana affiliata alla Federciclismo Internazionale. Curiosità: la carovana del Giro è partita in mattinata di buon’ora dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari con due voli speciali di Ita Airways. Una volta sbarcati a Roma, il Circus si è ritrovato al Colosseo Quadrato (Eur). Suggestivo il finale ai Fori Imperiali in una cornice di pubblico festosa.
GRAN FINALE NEL CIRCUITO CITTADINO
Ottima scelta. Il tracciato cittadino di 13,6 km, ripetuto 6 volte dopo l’andata e il ritorno di Ostia (44,4 km), si è rivelato appropriato per uno scenografico finale. Roma ha ospitato il Giro 49 volte. Folla ai bordi della strada. Fuga solita di giornata e gruppo compatto negli 11 km.
Volatona all’ombra del Colosseo: sprint sontuoso del britannico Mark Cavendish, vittoria limpida, a braccia alzate. A 38 anni il jet dell’Isola di Man si è tolta una bella soddisfazione. Secondo Kirsch, terzo l’azzurro Fiorelli. A seguire due altri azzurri: Dainese (4) e Ballerini (5). Brutta caduta di Ackermann, per fortuna senza gravi conseguenze.